Panizza alla Boschi: non toccare l'autonomia
Il senatore Franco Panizza scrive una lettera aperta al ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che negli scorsi giorni aveva dichiarato di essere favorevole all'abolizione delle Regioni a Statuto speciale. «Qui va meglio perché il livello di evasione fiscale, di ore di malattia e di permesso dei nostri dipendenti pubblici sono radicalmente inferiori rispetto alla media nazionale, perché siamo una terra dove di scandali e di sprechi vi è una traccia molto ma molto flebile, se confrontata a quella che - ahinoi - si paventa periodicamente in altre parti del Paese» Cosa aveva detto il ministroI tuoi commentiLa lettera integrale di Panizza
Dopo che il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che negli scorsi giorni ha dichiarato di essere favorevole all'abolizione delle Regioni a Statuto speciale, il senatore Franco Rossi le ha scritto una lettera aperta.
«Gentile Ministro - scrive l'esponente del Patt - è vero: ci troviamo in una fase storica in cui ogni forma di privilegio deve essere stanata. Così come è vero che se vogliamo che l’Italia esca dalla crisi, bisogna puntare tutte le nostre carte sul merito e sull’eccellenza. Mi permetta perciò di dirle che il Suo errore è pensare che le Autonomie speciali appartengano alla prima e non alla seconda categoria».
E aggiunge: «L’Autonomia significa innanzitutto assunzione di responsabilità e molto spesso, mi creda, sarebbe molto più comodo lasciare le responsabilità allo stato centrale, sarebbe molto più comodo avere qualcuno con cui prendersela se qualcosa non funziona come dovrebbe. E invece oggi la terra dove più si investe in innovazione, dove più alta è la qualità dei servizi, dove forte è il senso di solidarietà e di fratellanza, visto che lo 0,25% del nostro bilancio provinciale viene investito in progetti di cooperazione internazionale.
Tutto questo accade perché il livello di evasione fiscale, di ore di malattia e di permesso dei nostri dipendenti pubblici sono radicalmente inferiori rispetto alla media nazionale, perché siamo una terra dove di scandali e di sprechi vi è una traccia molto ma molto flebile, se confrontata a quella che - ahinoi - si paventa periodicamente in altre parti del Paese. Siamo una terra così e riusciamo ad esserlo nonostante i dati sul residuo fiscale, quelli che dicono che versiamo allo Stato più di quello che riceviamo in termini di servizi e infrastrutture.
Quale sarebbe quindi il privilegio, signor Ministro, se non quello di essere una comunità operosa e onesta, che si rimbocca sempre le maniche, che possiede un volontariato radicato e attivo, elogiato in tutto in mondo, che crede nel valore della cooperazione, che chiede nuove responsabilità per poter essere sempre più artefice del proprio destino? Ecco, signor Ministro, il punto dirimente è questo e non riguarda solo del futuro delle Province Autonome, quanto quello del Paese: non possiamo tollerare che tutto quello che abbia le apparenze di un privilegio, non meriti neppure una qualche forma di approfondimento o di più esaustiva comprensione».
Lei signor Ministro riveste una carica autorevole e delicata e sono certo che, proprio per questa responsabilità, capirà quanto le sto esponendo e saprà anche distinguere le autonomie virtuose da quelle che invece non hanno voluto assumersi le responsabilità ma hanno goduto dei benefici.
Oggi muoversi contro le autonomie speciali vuol dire impoverire il Paese, vuol dire privarlo di un modello di governo e di un laboratorio in grado di tracciare la strada per uscire dalla crisi. Noi autonomisti siamo fermamente convinti che l’Italia saprà ritrovare quella fiducia tanto auspicata dal Presidente Renzi, se ciascun territorio sarà in grado di far vivere la propria vocazione, se assumerà su di sé le dovute responsabilità sentendosi e vivendosi come artefice del proprio destino».