Gioielli spariti, la colf risarcisce
Sei collane, tre bracciali, cinque spille, sette anelli, quattro paia di orecchini: sono alcuni dei numerosi gioielli - in gran parte d’oro oltre a qualche monile in argento - che una colf moldava era riuscita a sottrarre all’anziano che l’aveva assunta
Sei collane, tre bracciali, cinque spille, sette anelli, quattro paia di orecchini: sono alcuni dei numerosi gioielli - in gran parte d’oro oltre a qualche monile in argento - che una colf moldava era riuscita a sottrarre all’anziano che l’aveva assunta. Incalzata dall’uomo, la signora aveva confessato ed in parte restituito il maltolto. Ha pure risarcito il danno e ora è pronta ad affrontare il periodo di messa alla prova, impegnandosi in lavori socialmente utili.
La donna, a processo per furto, ha dunque capito di aver fatto una grossa sciocchezza nel mettere le mani sui gioielli dell’anziano. La vicenda era emersa nella primavera dello scorso anno quando l’uomo - un novantenne che vive ad Aldeno - si era accorto della sparizione di alcuni gioielli dall’abitazione. Inizialmente aveva pensato di averli sistemati in posti diversi da quelli in cui pensava si trovassero, ma quando si era accorto che gli ammanchi diventavano sistematici si era insospettito. Non erano molte, infatti, le persone che frequentavano casa sua, e l’unica autorizzata ad accedere liberamente alle stanze era la collaboratrice domestica.
Con l’aiuto dei carabinieri, il pensionato era riuscito a parlare con la donna ed a farle ammettere parzialmente le sue colpe. Parte dei gioielli, di un valore complessivo di 15mila euro, era stato recuperato attraverso una perquisizione; il resto era stato consegnato dalla stessa donna ai carabinieri, che poi lo hanno restituito al proprietario. L’imputata non è stata accusata solamente di furto, ma anche di «abuso del suo ruolo di collaboratrice domestica». Per mettersi alle spalle la vicenda penale, la signora moldava ha cercato di dimostrare impegno e buona volontà: ha risarcito il danno cagionato, poco più di 7mila euro, e ha presentato il programma di affidamento ai servizi sociali per lavori di pubblica utilità. Programma che il giudice ieri ha valutato disponendo che per 60 giorni e per 120 ore l’imputata dovrà prestare servizio presso una casa di riposo. Con la messa in prova, qualora il percorso venga portato a termine positivamente, la donna può sperare nell’estinzione del reato.