«Così siamo scappati dall'orso La prossima volta torno armato»

L'incontro in val d'Eva

di Laura Galassi

Quando ti trovi a trenta metri da un orso è difficile mantenere il sangue freddo. Anche l'alpinista più esperto, l'uomo più riflessivo, viene colto da una paura atavica, contro la quale è difficile combattere.
Sandro Torrente, 60 anni, originario di Sopramonte ma residente a Meano, frequenta la montagna fin da quando era piccolo: l'orso l'aveva già visto parecchie volte, in val Genova e in Paganella, ma venerdì pomeriggio, in val d'Eva, è stato diverso e per la prima volta è stato preso dal panico.

«Avevo deciso di accompagnare il nipote di un'amica, un tredicenne, a fare un'escursione. Sono le sue prime esperienze di alpinismo e volevo mostrargli i luoghi a me più cari», esordisce Sandro. Arrivati sul Bondone, alle Viote, attorno alle 15, invece di salire sul Cornetto, hanno deciso di proseguire per i Rostoni. Dopo aver attraversato la valletta, hanno incontrato il pastore al quale in settimana l'orso ha sbranato due pecore, oltre alle 18 finite in un crepaccio per la paura, lo hanno salutato e poi hanno continuato in direzione Lagolo. A quel punto, quando si trovavano completamente soli a quota 1.900, Torrente ha individuato una macchia scura sul prato. Il ragazzino ha chiesto se si trattasse di un grosso cane, ma l'esperto alpinista ha subito capito che l'animale non aveva nulla a che spartire con il più fedele amico dell'uomo. 

Imbracciato il binocolo ha visto l'orso e nello stesso momento il predatore ha individuato i due uomini e si è alzato sulle zampe posteriori. «Sarà stato alto quasi due metri, con una pelliccia molto scura. Ha cominciato a camminare nella nostra direzione, lentamente. Era a circa ottanta metri», racconta Torrente, che per dieci anni ha lavorato nel Soccorso piste in Paganella. I due hanno voltato le spalle all'animale e, senza correre, hanno cercato di allontanarsi.
«Quando mi sono voltato era a trenta metri e correva verso di noi. Ho afferrato il ragazzo e l'ho spinto verso la spessina. Abbiamo cominciato a correre tra la vegetazione, su un pendio molto ripido, con il cuore in gola, tendendo l'orecchio per capire se ci stava seguendo», prosegue il sessantenne. «Usciti sul prato aperto, con sollievo abbiamo realizzato di essere soli e abbiamo chiamato carabinieri e forestali».

Entrambi gli escursionisti hanno provato grande paura, ma soprattutto il tredicenne è rimasto provato dall'incontro con l'orso. «Non ho intenzione di smettere di frequentare il Bondone perché c'è questo inquilino, ma di sicuro la prossima volta che ci andrò sarò armato, perlomeno di petardi. Gli orsi sono troppi, in un territorio troppo piccolo», è l'analisi dell'uomo, che invece plaude alla gestione slovena, dove ogni esemplare è radiocollarato e dove i forestali si accertano che gli animali rimangano entro un territorio ben delimitato. Martedì mattina alle 11, davanti alla capanna Viote, è previsto un sit in della Lega Nord per promuovere la raccolta firme del referendum contro l'orso. «Gli alberghi stanno patendo molte disdette di prenotazioni - spiega Fabrizio Zanlucchi, proprietario del locale sul Bondone -, perché i turisti hanno paura. C'è meno gente che prende il sole e conosco uno che ha smesso di andare a a tagliare la legna per lo stesso motivo. La situazione è diventata ingestibile».


Sergio Divina: sì allo spray 

Il senatore leghista Sergio Divina si batte per la legalizzazione di spray urticanti più potenti come strumento di autodifesa in occasione di incontri ravvicinati con orsi. Divina propone una riforma del decreto ministeriale 103/2011 "per consentire a chi si addentra in boschi e luoghi ove sono stati avvistati orsi, di dotarsi di queste bombolette" già in vendita in America ed in altri paesi. "Spero di trovare nei colleghi trentini la giusta collaborazione", afferma Divina.

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