L'orso spaventa i profughi ospitati alle Viote in Bondone
Quando si sono imbarcati per attraversare il Mediterraneo, scappando da una vita di stenti e persecuzioni verso un futuro incerto, probabilmente tutto si sarebbero aspettati fuorché dover affrontare la paura dell’orso. Ma ora i quaranta profughi catapultati, poco dopo il loro arrivo in Italia, sulla montagna, nelle caserme austro-ungariche delle Viote, hanno anche questa preoccupazione nel loro orizzonte quotidiano.
In realtà l’orso non lo hanno incontrato da vicino. Ma è bastato vedere i cartelli di avvertimento che la Provincia ha disseminato sui sentieri e lungo le camminate del Bondone, così come in tutte le località battute dal plantigrado, per far suonare nelle loro menti un campanello d’allarme. Un campanello che ha iniziato a suonare forte venerdì mattina, quando al risveglio in pochi minuti si è sparsa la voce che l’orso la notte precedente si aggirava nei dintorni della caserma.
In realtà non è neanche certo che si trattasse di un orso.
Semplicemente è successo che quella notte un ragazzo nigeriano ospite della struttura non riusciva a prendere sonno e se ne stava alla finestra a guardare il bosco e la luna. A un certo punto ha scorto fuori dal recinto che costeggia la struttura delle ombre muoversi ed ha subito pensato a quei cartelli di avvertimento visti durante le passeggiate nei dintorni. Al mattino ha raccontato la sua visione agli altri e la paura si è diffusa in un baleno.
Il gruppo di profughi delle Viote è composto perlopiù da famiglie, con giovani donne e bambini. Ed naturalmente le mamme hanno subito pensato ai pargoletti che durante il giorno giocano nel cortile alla merce’ dell’animale feroce. «Non c’è stato nessun panico - assicura Andrea Cagol, del Cinformi - è i genitori sono stati subito tranquillizzati». Anche perché in realtà non c’è alcuna certezza che i visitatori notturni fossero veramente orsi. Dietro a quelle ombre potevano forse esserci innocue mucche o magari solo rami scossi dal vento. In ogni caso i gestori della struttura, affidata in questo primo periodo alla Croce Rossa, hanno colto l’occasione per spiegare meglio agli ospiti il contesto in cui si trovano a vivere. Hanno contattato l’Azienda forestale che volentieri ha messo a disposizione il personale per una serie di incontri per trasmettere agli ospiti africani qualche elemento sulla cultura della montagna e spiegare abitudini di vita, flora e fauna.
E naturalmente spiegare come comportarsi in caso di incontro ravvicinato con l’orso, assicurando che i casi di aggressione a persone sono più unici che rari.
Di fronte alle parole di conforto del personale nessuno dei richiedenti asilo ha chiesto di lasciare la struttura delle Viote.