Meano, la burocrazia affossa il Carnevale La festa non si farà
Sarà anche vero che i giovani hanno sempre meno interesse a festeggiare il Carnevale e preferiscono “rinchiudersi” in cellulari e computer, ma la burocrazia pare davvero aver messo lo zampino nel disamoramento per carri allegorici e sfilate in maschera.
Una conferma arriva da Meano: «Il carnevale 2020 a Meano non si farà», scrivono in una lunga lettera la presidentessa Ivana Pasolli e il consiglio direttivo del Comitato carnevale dei ragazzi. «Pensiamo sia la prima volta nel dopoguerra», prosegue la lettera, «che nel nostro sobborgo non si celebra il Carnevale dei ragazzi.
Non abbiamo certezze al riguardo ma pensiamo che persino durante la guerra una qualche forma di festa di carnevale in paese ci sia stata. Bene, quello che guerra e miseria non sono riuscite a fare, lo hanno fatto molto bene la burocrazia e il peso di responsabilità sempre più pressanti».
Nessuno pretende di fare le cose senza regole o da irresponsabili, insistono da Meano, «però una qualche differenza tra chi organizza una festa di paese e chi organizza il concerto dei Pink Floyd al Circo Massimo di Roma deve pur esserci!». Invece la differenza pare non essere così grande: i moduli vengono modificati praticamente di anno in anno e così tocca trascorrere intere serate a “navigare” nei vari siti istituzionali che spesso non sono per nulla intuitivi, finché ci si imbatte nel modulo giusto.
E qui si trova un altro ostacolo: alcuni moduli prevedono il «calcolo del livello di rischio», ed è meglio "stare larghi", però a quel punto «ti ci vuole un esercito di medici, infermieri e ambulanze e il budget già risicato va a farsi benedire!».
Occorrono poi le richieste di autorizzazione alla Polizia amministrativa, le comunicazioni alla Questura, le richieste per l’occupazione del parco e per l’asporto dei rifiuti, e via discorrendo.
«Possibile», si chiede, «che il Comune di Trento non riesca ad istituire uno “sportello unico” al quale l’organizzatore possa rivolgersi portando una descrizione dell’evento e ricevendo in risposta l’elenco degli adempimenti necessari? Possibile che il Comune non possa stipulare un’assicurazione cumulativa per mettere al coperto gli organizzatori almeno dal punto di vista della responsabilità civile, visto che il direttivo dell’associazione è chiamato a rispondere direttamente con il proprio patrimonio personale in caso di incidente? Domande finora rimaste senza risposta».
I tempi, infine, sono cambiati, si prosegue: «Ora corriamo concretamente il rischio di trovarci il fiato sul collo del genitore il cui bimbo si è sbucciato il naso o della persona alla quale viene il mal di pancia e subito pensa al piatto di gnocchi mangiato nel pomeriggio a Meano». Ormai, a quanto pare, si vive nell’ottica «che qualsiasi cosa succeda qualcuno deve risponderne e soprattutto deve pagare».
«Una festa organizzata per la comunità», si conclude, «non può essere vissuta con l’incubo di incorrere in un procedimento penale per un fatto imprevedibile, o semplicemente - ed è un rischio concreto - perché qualcuno tenta di approfittarne per racimolare un po’ di denaro».
Sul “caso” dice la sua Armando Stefani, presidente della circoscrizione Argentario e coordinatore dei presidenti di circoscrizione. «Per i gruppi che sfilano sui carri, il problema della “morìa” di feste mi pare assolutamente fondato e il dato sta emergendo in maniera eclatante. Vorrei aggiungere una cosa: l’altro giorno ero a Schwaz, la cittadina austriaca con la quale noi dell’Argentario siamo gemellati. Lì, la burocrazia non pare essere intervenuta: c’erano una ventina di carri, alcuni assolutamente... traballanti, molto poco attenti alla questione della supersicurezza. E non c’erano neppure le transenne, cosicché la gente era mescolata ai carri in transito. E ho pensato: mi sa che noi siamo andati un po’ oltre sulla questione sicurezza, e questo non vale solo per il carnevale. La burocrazia in questi anni ha convinto diverse associazioni a rinunciare alle proprie attività, perché un conto è fare fatica per offrire servizi ai cittadini, un conto è farla per occuparsi di documentazioni, carte e dichiarazioni che spesso non se ne vede l’utilità». E scommettiamo, conclude Stefani, che un incidente ogni tanto continuerà a succedere anche in presenza di tutti questi adempimenti cui siamo chiamati?