Trento, prove tecniche di green pass nei bar e ristoranti: primi ingressi con il QR code
Gli esercenti utilizzano prevalentemente la app governativa, ma si verifica anche la versione cartacea del certificato. Dubbi, per ora, sul totem con semaforo proposto dalla Provincia (costa circa 700 euro). Le voci dei commercianti in città
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TRENTO. Prove generali per il debutto di oggi. Il giorno del Green pass è arrivato. Ieri un po’ in tutti i locali che da stamattina devono richiederlo ai clienti per farli accomodare ai tavoli interni è stata una giornata di verifiche.
Approfittando del bel tempo che ha ridotto al minimo gli afflussi all’interno, sia esercenti che clienti hanno voluto provare in anteprima se il certificato verde Covid-19 voluto dal governo Draghi funziona.
Meglio capirlo quando ancora non era necessario.
E così gli smartphone di esercenti e clienti si sono ripetutamente avvicinati, quasi «baciati», per la scansione dell’ormai indispensabile e famoso QR code, che anche i meno avvezzi alla tecnologia hanno imparato a conoscere.
Qualche volta il pass cartaceo fa cilecca: chissà perché? Scarsa qualità nella stampa casereccia? Il caldo che ha sfocato i pixel del QR code? L’esercente (tanto è un giorno di prova) deve prendere una decisione rapida: «Mi faccia vedere le date delle vaccinazioni stampate sul foglio» dice un barista per togliere dall’imbarazzo il cliente con il pass cartaceo non riconosciuto, inaspettatamente, dall’app. Sospiro di sollievo, invece, quando sullo schermo appare la spunta verde e la scritta che approva il codice. Avanti!
Può entrare, c’è posto. E per la versione elettronica, invece, spunta la domanda: va bene una foto del QR code? Il sistema la «leggerà» o deve essere l’originale? E se un cliente seduto fuori vuole andare in bagno? «No, allora non è necessario. Serve solo per sedersi dentro, nemmeno per consumare al bancone», rispondono i baristi.
La maggioranza dei ristoratori di Trento attende con ansia questo weekend d’esordio del pass obbligatorio per sedersi all’interno dei locali. «Lunedì - dicono in molti - potremo fare un bilancio e segnalare alle autorità eventuali criticità riscontrate. Intanto vediamo come va».
Per ora si confida nella App governativa VerificaC19 per la scrematura dei clienti all’ingresso.
Il totem con semaforo proposto dalla Provincia per il Trentino lunedì scorso, lascia ancora dubbiosi e freddini gli esercenti trentini: «Costa parecchie centinaia di euro (da 300 a 700, a seconda del modello, anche se c’è qualche incentivo con il credito d’imposta ndr) e forse non serve. Aspettiamo» la risposta più frequente nei bar e nei ristoranti.
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