Trento / La novità

All'ex hotel Oasi nasce il primo albergo sociale: servirà a persone e famiglie in difficoltà e a lavoratori e turisti

I vecchi locali di via Bolzano sono stati acuistati da Ipsia (Acli) e ristrutturati per rinascere grazie alla passione un po' visionaria di un gruppo di volontari, associazioni e imprenditori: un'oasi di nome e di fatto

di Daniele Benfanti

TRENTO. Un unicum in Trentino e una delle primissime esperienze in Italia.

Qualcosa di simile c'è solo in Val d'Aosta. Inaugurato il primo albergo sociale di Trento e del Trentino: si chiama Oasi, come il vecchio omonimo hotel lungo via Bolzano, chiuso da qualche tempo e ora riconvertito e rinato, grazie alla passione un po' visionaria di un gruppo di volontari, associazioni, imprenditori.

Un'oasi per scampare alla solitudine e alla marginalità. Un rifugio per dribblare le insidie e i cavalloni alti di una vita fragile senza un tetto sulla testa.

Ma anche un'impresa a tutti gli effetti, con l'ambizione di coprire uno spazio vuoto nell'offerta turistica cittadina, quella di un vero albergo ma low cost.

E così, la struttura un po' datata (anni Sessanta) che si affaccia sul distributore di carburante prima dello svincolo per Gardolo, oggi è una nuova oasi, leggibile anche in acronimo.

Ospitalità, accoglienza, solidarietà, integrazione. L'immobile è stato acquistato da Ipsia nazionale, braccio operativo delle Acli nel campo della cooperazione internazionale, stavolta impegnato sul fronte locale.

Con un mutuo per il quale a Trento hanno fatto da garanti anche tre imprenditori.

Coincidenza vuole che si chiamino tutti e tre Roberto: De Laurentis (ex presidente degli artigiani trentini), Sani (tra l'altro ex segretario organizzativo dell'Unione per il Trentino e ora in Italia Viva), Menguzzato.

Con la loro garanzia, Cassa rurale di Trento non ha avuto problemi a concedere un mutuo per l'acquisto, la messa a norma e il risanamento.

Nuovissimi i corridoi, rifatti alcuni pavimenti, aggiornati gli impianti.

La struttura aprirà ai primi di gennaio.Al secondo piano ci sono nove camere per un totale di undici posti letto in tempo di Covid (destinati a diventare 18 quando la pandemia allenterà la sua morsa).

Qui verranno accolti singoli e famiglie in difficoltà segnalati dai servizi comunali o già ospiti a casa Giuseppe. Stranieri, trentini con fragilità sociale o economica, richiedenti asilo, rifugiati. Da due a sei mesi. Nella gestione conviveranno diversi soggetti. Inizialmente la Fondazione Comunità solidale.

L'assessora comunale alle politiche sociali, Chiara Maule, sottolinea come la struttura diventi strategica per non dividere nuclei familiari in dormitori maschili e femminili, visto che qualche camera è un miniappartamento, con cucina. Il primo piano del nuovo albergo sociale Oasi, invece, sarà un hotel a tutti gli effetti.

Altre nove camere, classificazione a una stella, prezzi intorno ai 35 euro a notte a persona.

Una risorsa per operai, lavoratori a basso reddito che necessitano di un alloggio temporaneo a Trento, veri e propri turisti in visita alla città, che vogliono spendere poco, avere vicino (sul retro) un bel parco come quello di Melta, e sensibili al tema dell'accoglienza e dell'inclusione.

Al piano terra due grandi spazi comuni: la veranda, con i tavoli, intitolata a Francesca Ferrari e la sala bar (che aprirà più avanti) dedicata a Bruno Masè.

Due giganti della vita dedicata agli altri, scomparsi di recente.

Due luoghi in cui si creerà incontro e socialità. A lavorare nel nuovo albergo sociale saranno due receptionist, alcuni addetti alle pulizie e alle colazioni dell'impresa sociale Infusione, specializzata anche in catering. Ipsia del Trentino non poteva gestire in proprio la struttura.

È nata così l'impresa sociale O.a.s.i. che ha in Matteo Graiff, responsabile commerciale nel settore chimico, il presidente e nel manager informatico Nicola Manica l'amministratore.

«Una sfida forse da folli», l'ha definita il presidente di Ipsia Trentino Giuliano Rizzi, basata sul volontariato e sull'attenzione al prossimo socialmente più debole, ma con un occhio alla sostenibilità di mercato. Da.Be.

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