Il «Dibattito pubblico» sulla circonvallazione Tav? «Una presa in giro, per niente democratico né trasparente»
Un gruppo di associazioni e cittadini contro la «procedura partecipativa» del bypass: «Non è stato un confronto, ma un grande imbroglio, Rfi aveva già deciso tutto»
TRENTO. Gli incontri sul bypass ferroviario portati avanti finora sono tutt'altro che un processo democratico partecipativo e trasparente: questa in estrema sintesi la denuncia di tutta una serie di cittadini ed esponenti di associazioni che si sono sentiti "traditi" dalle istituzioni.
Per esprimere il loro disagio si sono incontrati giovedì mattina ed hanno espresso tutto il loro disappunto per un confronto che "avrebbe dovuto essere ben diverso": in prima fila il Gruppo 11 domande, Comitato No Tav Trento, Sindacato di base Multicategoriale, Extinction Rebellion Trentino, Legambiente Trentino, Collettivo Refresh, Mattarello Attiva.
«Il progetto del bypass ferroviario - spiega Roberto Chiomento, No Tav - è stato reso noto con grave ritardo, tanto che nemmeno i destinatari degli espropri sapevano cosa stava accadendo. Inoltre gli incontri sono stati proposti ad orari impossibili per chi lavora, in spazi inadeguati, con linguaggio tecnicistico, immagini e audio distorti, tanto pressapochismo, senza visione di insieme. Alcune proposte, come l'opzione zero o la destra Adige, sono state prese in poca o nulla considerazione mentre a domande puntuali e documentate sono state corrisposte risposte frettolose e incomplete. Insomma tutti i presupposti per un confronto democratico e trasparente sono saltati e, addirittura, alcuni interventi non sono stati neppure trasmessi».
Chiomento è netto: «Questo non è stato un dibattito, ma un imbroglio».
Per gli esponenti, finora ci si è trovati davanti ad un processo in cui ormai «era tutto già deciso da Rfi» e non veniva garantita né la pari dignità delle diverse proposte, né la commisurata attenzione per un'opera «con grandissime problematicità, ambientali, sociali, economiche, urbanistiche».
«Il dibattito - ha concluso Chiomento - è stato solo un atto dovuto, un onere procedurale, ed ha negato ai cittadini il loro diritto a sentirsi protagonisti».
«Tutto questo - ha spiegato Antonella Valer - ha provocato sentimenti di frustrazione, impotenza, arrabbiatura, confusione, preoccupazione, disagio, delusione, paura, solitudine, sfiducia e malessere. È stato un tradimento, sia per la metodologia adottata che per i contenuti».
Due cittadine, Manuela e Clara, presenti all'incontro di Mattarello, hanno riferito che molte persone presenti non sapevano neppure che sarebbero state espropriate e che nelle relazioni tecniche permanevano moltissime imprecisioni, mentre Franco Tessadri ha riferito di pressapochismo e poca chiarezza.
Anche Elio Bonfanti, del Gruppo 11 domande, ha ricordato le criticità delle sorgenti a Trento Sud e delle aree inquinate a Trento Nord, Carbochimica e Sloi tra tutte.Per questi cittadini la nuova circonvallazione ferroviaria non solo è inutile («Servirà per far transitare 58 treni in più, nel 2032 e solo il 5% dei trasporti passerà da gomma a ferro») ma porterà anni e anni di devastazione e problemi.
Il prossimo appuntamento pubblico sarà il 15 gennaio in piazza General Cantore, mentre una serata tecnica on line è prevista per il 28 gennaio. E i cittadini fanno sapere: «Siamo delusi e frustrati, ma non ci arrendiamo».I modi per farsi sentire sono diversi. Su un altro fronte, quello della Rete dei cittadini, si stanno raccogliendo le firme contro il progetto di Rfi. Da ieri alcune attività del quartiere di San Martino si sono messe a disposizione per la raccolta firme con cui si chiedono due cose: di approfondire l'ipotesi di circonvallazione in Destra Adige e di chiedere «una pausa di riflessione a Rfi, con l'impegno della Provincia e dell'amministrazione comunale di Trento a sostenere questo percorso».