Il mistero nella discarica di Sardagna: scoperta una pianta himalayana, mai vista in Europa
La conferma dagli esperti del Museo Civico di Rovereto: è una Leptorhabdos parviflora. Ma come ci sia arrivata è ancora tutto da scoprire
TRENTO. Come sia arrivata dall’Himalaya a Sardagna, è un mistero che deve essere ancora risolto. Che ci sia un pezzo di Asia in una ex cava nei dintorni di Trento è un dato scientifico: una pianta arrivata da tetto del mondo almeno 26 anni fa è stata infatti scoperta dai botanici della Fondazione Museo Civico di Rovereto.
La pianta, Leptorhabdos parviflora, proviene dai grandi altipiani steppici dell'Asia centrale e mai in Europa era stata osservata fino ad oggi: quello di Sardagna rappresenta infatti il primo e unico ritrovamento europeo ad essere noto.
Pur essendo a ciclo annuale, riesce a superare l'altezza di un metro, ha foglie opposte e con numerosi piccoli fiori chiari. «Tutto è iniziato nel 1994 - precisa Filippo Prosser, sezione Botanica - quando durante un'escursione di rilevamento floristico nella zona della cava di Sardagna venivano osservati alcuni esemplari secchi dall'anno precedente di una pianta sconosciuta. Ma poi quella annotazione cadde nel dimenticatoio».
Il caso ha voluto però che nel settembre 2020, ripassando proprio in quel punto nell'ambito di altri monitoraggi in carico alla sezione botanica, è stata trovata con sorpresa quella stessa pianta ma questa volta in vari esemplari in fiore. La determinazione non è stata immediata ma, dopo caparbie ricerche e grazie alla Flora of China disponibile oggi sul web (nel 1994 la determinazione sarebbe stata ben più difficile!), si è giunti al nome scientifico.
A questo punto sono state effettuate poi varie altre escursioni per verificare la possibile presenza della specie in altri punti della zona di Sardagna e della limitrofa periferia di Trento, ma senza esito. Sembra proprio che questa specie sia legata, e da almeno 26 anni, alla sola ex cava di Sardagna. Leptorhabdos parviflora non è una specie coltivata né commercializzata, e comunque non sembra citata in letteratura scientifica come specie in espansione. È usata come antinfiammatorio nella regione Himalaiana nell'ambito della medicina tibetana. In India settentrionale, nella zona di Chambra, viene tradizionalmente usata come foraggio. I semi inoltre sembrano privi di particolari adattamenti per il trasporto a lunga distanza.
Come sia arrivata da noi è quindi un mistero. Quella di Sardagna sembrerebbe sostanzialmente la prima fuga in assoluto al di fuori del suo areale centroasiatico (secondo il Global Biodiversity Information Facility). A Sardagna l'avrà introdotta qualcuno intenzionalmente dopo un viaggio nel Tibet e dintorni? Ipotesi affascinante, ma non molto probabile. Oppure sarà stata trasportata qui con i materiali di scarto quando la cava è servita da discarica? Anche questa via è poco percorribile dato che il suo utilizzo come deposito è successivo al 1994, anno del suo primo ritrovamento.