Bypass ferroviario a Trento, gli ambientalisti: «Il progetto pregiudica la bonifica delle aree inquinate»
Il fronte notav deposita un'integrazione all'esposto già presentato in procura della Repubblica: «Si vuole che la gravità dell'inquinamento emerga solo a lavori iniziati. Significa mettere in pericolo l'intera città svolgendo lavori di sbanco e di movimentazione»
CORTEO In 500 alla nuova manifestazione no tav contro il bypass ferroviario
I DUBBI Bypass ferroviario, sugli scavi nei terreni inquinati l'Appa obietta
CEOLA Meglio interrare il tracciato attuale, come hanno fatto a Bologna
LA RICHIESTA "Una pausa di riflessione per valutare ipotesi alternative"
IL NODO Sloi e Carbochimica, quei terreni inquinati da 90 anni
TRENTO. Non sarà il progetto di circonvallazione ferroviaria a creare i presupposti per la bonifica integrale delle aree inquinate a Trento Nord, ma al contrario l'intervento di Rfi rischia di rendere impossibile tale bonifica per almeno dieci anni, in aperto contrasto con il decreto legge sulle opere finanziate col Pnrr, che vieta interventi che possono pregiudicare la bonifica di siti di interesse nazionale.
Sono alcune delle considerazioni contenute nella memoria integrativa all'esposto denuncia presentato da notav e associazioni ambientaliste alla procura, esposto in base al quale è stata aperta un'inchiesta affidata alla Pm Alessandra Liverani.
L'integrazione alla corposa documentazione già presentata un paio di mesi fa dagli avvocati Vanni Ceola e Marco Cianci verrà consegnata in procura nei prossimi giorni e prende spunto dalla documentazione integrativa sulla valutazione di impatto ambientale richiesta dalla Commissione tecnica Pnrr e prodotta qualche giorno fa da Italferr e dalla relazione dell'ingegnera Chiara Locicero, dell'Agenzia provinciale per l'ambiente, fatta in occasione della conferenza di informazione del consiglio provinciale tenuta il 28 marzo.
La documentazione integrativa di Italferr, secondo NoTav e ambientalisti, non risponde in maniera esaustiva ai tanti punti di domanda aperti sui pericoli dell'intervento previsto sulle aree inquinate, pericoli e criticità sottolineati anche dall'Appa nel suo parere negativo in sede di valutazione di impatto ambientale. Ma al di là degli approfondimenti dei progettisti, gli autori dell'esposto tornano a ribadire con fermezza anche un concetto che nel progetto e nemmeno nelle considerazioni dell'Appa viene presi in considerazione, e cioè che nel punto dove si scaverà più a fondo, sotto l'attuale linea storica della ferrovia nel tratto in cui corre tra ex Sloi ed ex Carbochimica, si scaveranno terreni considerati "puliti" ma dove invece - secondo ambientalisti e NoTav - sicuramente le sostanze inquinanti si sono infiltrate nel corso dei decenni.
«Si vuol far passare l'idea - si legge nelle integrazioni all'esposto - che l'inquinamento segua i confini catastali. Accettare l'idea che sotto la linea ferroviaria storica, dove transiterà la circonvallazione, non c'è inquinamento significa mettere in pericolo l'intera città svolgendo lavori di sbanco e di movimentazione di un'enorme massa di terreno (circa 80.000 metri cubi) senza alcun accorgimento per la protezione dei lavoratori e della popolazione circostante».
La tesi degli autori dell'esposto è che il rifiuto di fare prelievi in profondità in quei terreni sia voluto e frutto di un calcolo ben preciso: «Si vuole - sostengono - che la gravità dell'inquinamento emerga solo a lavori iniziati... È meglio che la bomba scoppi ad opera già iniziata e accantierata, così in un modo o nell'altro sarà necessario finirla».
Mettendo però a rischio nel frattempo - questa la tesi - la salute pubblica. Anche per questo alla magistratura viene ribadita la richiesta che, a tutela dei cittadini, sia nominato un perito che controlli passo per passo quanto avverrà d'ora in avanti su quelle aree.
Altro grosso problema sottolineato è l'altezza della falda acquifera, che secondo Rfi scorrerebbe due metri sotto il livello del rio Lavisotto, tesi definita «audace» perché implicherebbe una secca del rio e contraddetta anche dall'intervento di bonifica delle rogge demaniali, bloccato per mesi proprio a causa di una falda più alta del previsto.
C'è poi il problema della barriera idraulica attualmente posizionata nella parte sud della ex Carbochimica per ripulire l'acqua trasportata dalla falda superficiale; la barriera da progetto dovrà essere spostata e sarebbe opportuno potenziarne il funzionamento in fase di lavorazione, ma Rfi-Italferr non dice dove verrà posizionata e neanche le integrazioni inviate alla Commissione Pnrr se ne occupano.
Ribadite poi anche le critiche al sistema di copertura delle aree inquinate da usare come deposito dei terreni di scavo, sistema che lascerebbe intatto il rischio di contatto tra terreni da analizzare e i sottostanti terreni inquinati.