Capannoni al posto dei vigneti di Spini, appello al sindaco: fermateli. Ma la decisione della giunta provinciale a favore della Mak è irreversibile
Verdi e Futura chiedono lo stop, Fernandez paventa l’ostruzionismo duro, ma la verità è che palazzo Thun non può intervenire sull’edificabilità, ma solo sulla previsione urbanistica
TRENTO. Mica finisce qui. Non basta la presa d'atto che sul futuro degli oltre 5 ettari di Spini è tutto già deciso. Già deciso perché l'Amministrazione comunale altro non può fare che, appunto, prendere atto della decisione della giunta provinciale che ha accolto la richiesta di Mak Costruzioni srl e deliberato lo svincolo dell'area produttiva di riserva (oggi coltivata a vigneto), permettendone l'uso parziale (due lotti, per un totale di 52.690 m2 sui 81.720 complessivi). Che poi vuol dire semplicemente: un paio di nuovi capannoni e sacrificio di ulteriore suolo agricolo, la cui salvaguardia nei fondovalle, di fronte all'emergenza climatica e alle crisi internazionali (Ucraina in primis) è, dovrebbe essere, priorità assoluta.
Non finisce qui, perché i tre consiglieri di maggioranza che in consiglio comunale hanno sollevato la questione (Walter Lenzi del Pd-Psi, Andreas Fernandez dei Verdi-Eu e Nicola Serra di Futura), non si accontentano della risposta alla loro interrogazione orale data in aula dall'assessora all'urbanistica Monica Baggia. La quale, nella sostanza, ha solo spiegato ciò che la delibera di svincolo assunta il 13 maggio dalla giunta Fugatti, chiariva in modo preciso: in base alle norme di attuazione del Pup, le aree svincolate sono considerate "aree di progetto" il cui utilizzo è «subordinato all'approvazione da parte dei comuni di un apposito piano attuativo, finalizzato al razionale utilizzo delle aree e alla loro qualificazione insediativa». Detto in modo più chiaro: dopo che la giunta Fugatti ha sbloccato gli oltre 5 ettari di Spini tra via Monaco e via Beccaria, il Comune ha solo titolo ad intervenire sul come (distribuzione infrastrutture, accessi, viabilità interna), non sul se l'edificazione dei capannoni sia possibile. È deciso. Punto.
Qui rientrano in ballo i tre consiglieri, che ne fanno, per il sindaco Franco Ianeselli, una questione tutta politica. Una questione di maggioranza, quindi. «Fernandez, Serra ed io» dice Walter Lenzi «puntiamo ad ottenere un ripensamento. Non basta dire che il Pup non lascia scampo.La Provincia deve prendere in considerazione tutti i capannoni abbandonati, da Roveré della Luna a Mattarello, non consumare altro suolo. Come ha fatto con la Whirpool: se lì c'era un capannone, chiaro non ci metto granoturco! Vogliamo capire cosa ne pensa la maggioranza che governa Trento. C'è una valutazione politica da fare, oltre il Pup e i vincoli urbanistici. Serve dare un segnale alla Provincia e verificare se ci sono alternative coerenti con quanto detto in campagna elettorale: stop al consumo di suolo».
Andreas Fernandez preannuncia che entro fine mese della questione si parlerà nella commissione ambiente di cui è presidente. «Il cambio di rotta della Provincia, che nel 2015, aveva negato analoga richiesta di svincolo, non è giustificato. Non basta dire che il Comune, con il Prg, ha già stralciato aree produttive inutilizzate. Perché il bilancio non dev'essere a somma zero, ma va avviata una effettiva riduzione del consumo di suolo. Il problema, oggi, è evitare il sacrificio di terreni fertili, come invece si è fatto a San Vincenzo (l'area del concerto di Vasco, ndr), una ferita aperta, e abbandonare progressivamente la monocoltura». Fernandez aggiunge: «Metteremo in campo qualsiasi attività politica utile a cambiare direzione. E sia chiara una cosa: nessuna crociata, nessun fondamentalismo ambientalista. Se ci sono progetti industriali concreti, li si porti avanti. Ma non su terreni agricoli fertili».
La questione del "sacrificio" a Spini si inserisce nel trend del consumo di suolo che in Trentino non si ferma. L'Adige ne ha dato conto domenica, riferendo dell'allarme lanciato dal Forum dell'Osservatorio del paesaggio della Provincia. L'emergenza sono i fondovalle fertili. E l'allarme rosso è nella pancia dei Prg dei comuni trentini che, nelle previsioni, hanno 4 mila ettari agricoli potenzialmente sacrificabili a residenza, viabilità, infrastrutture e servizi.
Interpellato, l'assessore all'urbanistica, Mario Tonina, nella veste sia di responsabile politico dell'Osservatorio del paesaggio, sia della delibera che ha autorizzato lo svincolo degli ettari di Spini, rinvia la risposta: «Dirò la mia nei prossimi giorni».