Il fenomeno/L’indagine

I rider di Trento? Giovani diplomati (o laureati), guadagnano in media 500 euro al mese

Cibo a domicilio, l’indagine del Comune: metà sono italiani, lavorano fino a 30 ore alla settimana e si muovono in bicicletta. Chiedono un posto dove poter riparare i mezzi in caso di rottura. Gli esercenti lamentano: «Commissioni troppo alte alle piattaforme digitali»

TRENTO. Il rider tipo che lavora a Trento? Ha tra i 25 e i 30 anni, è di genere maschile, è diplomato o laureato, svolge questa attività da più di un anno, utilizza come mezzo per effettuare le consegne la bicicletta e spende fino a 30 ore settimanali nella sua attività.

La consegna di cibo a domicilio (food delivery) sta assumendo anche a Trento una rilevanza crescente, con problemi evidenti legati alla tutela e ai diritti dei lavoratori coinvolti. Per questo l’Amministrazione comunale ha promosso un’indagine finalizzata alla conoscenza del fenomeno, indagato sia riguardo al gradimento da parte degli esercenti dei pubblici esercizi sia riguardo alla condizione dei rider.

Metà dei rider che hanno partecipato all’indagine sono italiani, il resto hanno cittadinanza straniera.

Tra i rider intervistati si è riscontrata una certa eterogeneità nelle richieste, ma emerge la comune necessità di avere un posto dove poter riparare il proprio mezzo di trasporto in caso di rotture (esempio cambio o sostituzione gomme): circa il 70% dei rispondenti lo ritiene “molto” (il 43%) o “abbastanza” (27%) necessario.

La scelta di intraprendere questo lavoro è motivata soprattutto dal fatto che questo fosse “il modo più immediato per cominciare a lavorare” (30%), “permette di avere un reddito aggiuntivo” (20%) e “permette di avere un reddito” (18%). Circa un terzo degli intervistati (32%) ha dichiarato di guadagnare fino a 500 euro medi mensili, mentre circa il 13% guadagna più di 1000 euro. Tra i rider che usano come mezzo principale la bicicletta, quasi la metà non è conoscenza del fatto che nel territorio comunale sono presenti due colonnine per la ricarica e la riparazione delle biciclette; una parte di quelli che ne sono a conoscenza ha dichiarato di averle utilizzate.

Per quanto riguarda gli esercenti è rilevante sottolineare come il servizio di consegna a domicilio sia un servizio fornito principalmente attraverso le piattaforme digitali; solo una piccolissima fetta degli intervistati ricorre (in parte o esclusivamente) a personale interno. Pur essendoci una generale intenzione a continuare ad appoggiarsi a queste piattaforme e un buon grado di soddisfazione, gli esercenti pubblici sono critici rispetto alle condizioni economiche pattuite: circa il 66% si è espresso “poco” o “per niente” soddisfatto. A tal proposito, quasi il 75% degli intervistati ha dichiarato di pagare dall’11 al 30% in media di commissioni alla piattaforma digitale e che il servizio di consegna ha inciso fino al 10% sull’ultimo fatturato.

Andando più nel dettaglio, i motivi principali per cui gli esercenti intervistati hanno deciso di ricorrere alle piattaforme di delivery sono principalmente tre: “offrire un servizio aggiuntivo alla propria clientela” (41% degli intervistati), “fare pubblicità al proprio esercizio” (23%) e “non dover gestire direttamente le persone che effettuano il servizio di consegna” (23%).

Riguardo il carico di lavoro, il 55% degli intervistati ha registrato un aumento, mentre per il 45% non c’è stato alcun cambiamento significativo. Chi non fornisce il servizio di consegna riferisce che il motivo principale è la “preferenza per modalità tradizionali di gestione del rapporto con i clienti” (27%). Riguardo alla proposta di creare una piattaforma di consegne etiche – progetto già presente in altre città come Bologna e Firenze – gli esercenti si sono espressi per lo più favorevolmente (in totale il 51%), però la loro adesione sarebbe condizionata da diversi fattori, tra cui in primis i costi di gestione (36%); solo il 24% si è detto contrario e la parte restante non sapeva o ha preferito non rispondere.

Quest’analisi è stata condotta attraverso due questionari: uno destinato agli esercenti pubblici, somministrati da aprile a luglio, e uno ai rider, principalmente in giugno e luglio. Il questionario dei pubblici esercenti ha coinvolto 75 esercenti pubblici, di cui 23 forniscono il servizio di consegna a domicilio e 52 no, mentre quello dei rider 44 soggetti. 

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