Trento / Futuro

«Barchesse» di San Giuseppe, idea "Museo dei bambini" nel Piano cultura ma la minoranza è scettica: «Tanti voli pindarici»

La suggestione lanciata dalla vicesindaca Bozzarelli, ma il manufatto è sempre abbandonato. In audizione i consulenti Dalla Sega e Aliyari che invitano a «guardare al 2034»

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di Fabio Peterlongo

TRENTO. Un "Museo dei bambini" alle Barchesse: è una delle suggestioni emerse l’altroieri sera in commissione comunale cultura nel corso della discussione sul Piano Cultura Trento 2034. L'ipotesi preliminare avanzata dai consulenti comunali è stata accolta con interesse dalla vicesindaca con delega alla cultura Elisabetta Bozzarelli: «Un museo dedicato all'infanzia è un'ipotesi su cui puntare seguendo l'esempio di musei europei come il "Pompidou" di Parigi. Lì, gli artisti fanno attività laboratoriale direttamente insieme ai bambini. L'obiettivo deve essere intercettare quei bambini, creando una domanda di cultura dove ancora non c'è».

La vicesindaca descrive la sua visione degli eventi culturali: «Mi piacerebbe che l'evento teatrale che magari esordisce al Teatro Sociale venga poi riproposto nella residenza per anziani, in carcere, nel parco giochi».

L'idea del "Museo dei bambini" piace anche alla consigliera Silvia Franceschini (Pd): «Bene che il Piano Cultura si focalizzi anche sulla fascia zero-sei anni. Si punti su una cultura capace di superare i confini e vada oltre il centro storico».

Il consigliere di minoranza Vittorio Bridi (Misto) ha espresso apprezzamento per quanto è emerso, con una precisazione: «Non si dimentichino gli anziani che rappresentano il 30% della popolazione cittadina. È una fascia d'età che fa fatica ad usare gli strumenti del digitale che nel Piano Cultura sembrano centrali».

Altri spunti riguardano una revisione del meccanismo di erogazione dei fondi comunali verso le iniziative culturali. Lo ha sottolineato la relatrice Nahid Aliyari – junior consultant per il Piano – che proviene dall'associazionismo universitario: «Occorre mettere in discussione il paradigma del finanziamento allo specifico evento e puntare a premiare anche i processi che portano all'evento, attivando una commissione permanente in grado di valutare la qualità dei processi».

Il consulente Paolo Dalla Sega, che ha curato il Piano Cultura 2012-2020, ha sottolineato la necessità di aggiornare le politiche culturali alla nuova urbanistica della città: «La cultura contribuisce a ridurre le diseguaglianze sociali che sono crescenti e sono una caratteristica del nostro tempo. Guardiamo al 2034, nei prossimi anni la città vedrà profondi ripensamenti dal punto di vista urbanistico e viabilistico, anche in considerazione della visione di SuperTrento. Accompagniamo i cantieri reali con i cantieri dell'immaginario».

Riferimento a SuperTrento che non è piaciuto al consigliere Daniele Demattè (FdI): «Ho sentito molti voli pindarici e mi sembra emerga la volontà di usare la cultura per giustificare le scelte urbanistiche e politiche che abbiamo contestato».

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