Idee / Futuro

Il piano della cultura per il Comune di Trento, guardando al 2034: un Polo all’ex Lettere e «non un eventificio»

Bozzarelli illustra, con i consulenti Dalla Sega e Aliyari, le linee guida mentre le minoranze attaccano: «Si dimenticano le sagre e il nostro retaggio austriaco»

di Fabio Peterlongo

TRENTO. Un Piano culturale che guarda al 2034 e punta agli eventi di prossimità, capaci di migliorare la vivibilità della città, la sicurezza e l'inclusione delle fasce di popolazione lasciate ai margini. È quanto emerge dalla "visione" per il futuro culturale della città presentata in Commissione congiunta cultura e bilancio e che ora passa al vaglio delle Circoscrizioni.

«Non vogliamo gli "eventifici" che guardano solo al numero di biglietti staccati, - ha indicato la vicesindaca e assessora alla cultura Elisabetta Bozzarelli - Vogliamo che la cultura arrivi anche a coloro che ne sono esclusi, pensiamo ad esempio ai quartieri periferici, ai residenti delle Rsa, alla casa circondariale. La città va incontro a grandi trasformazioni urbane e la cultura può accompagnarle».

Tra gli elementi innovativi vi è l'introduzione di organismi di monitoraggio, come una Conferenza annuale della cultura, che intende coinvolgere le realtà culturali pubbliche e private del territorio, al fine di verificare periodicamente l'avanzamento del Piano.

Si prevede un nuovo approccio verso i bandi di finanziamento: saranno suddivisi secondo un principio dimensionale, in modo che le associazioni e le realtà culturali che desiderano candidarsi potranno concentrare i loro sforzi sulle richieste conformi alla loro struttura.

Detto in parole semplici, «Ci saranno bandi "piccoli" per le realtà piccole e bandi "grandi" per quelle più strutturate, ma le realtà piccole potranno fare rete al fine di accedere ai bandi più cospicui», ha indicato la consulente Nahid Aliyari.

Per semplificare la burocrazia, sarà attivato uno Sportello Cultura presso l'area ex-Lettere, dove le associazioni potranno trovare le informazioni necessarie in modo coordinato. Per Bozzarelli, centrale sarà l'individuazione dei nuovi luoghi della cultura: «Pensiamo ai tanti luoghi "Ex" della città, ex-Lettere, ex-Mensa, che così potranno essere valorizzati».

Si punta alla creazione di un Fondo unico cultura, a cui parteciperanno capitali pubblici e privati, con riferimento a quelle realtà private intenzionate a investire in cultura.

Dal punto di vista dei contenuti che si intendono produrre, il risalto è posto sulla qualità dell'offerta. Il consulente Paolo Dalla Sega ha indicato la direzione: «Prendiamo le mosse dalla storia della città, che è luogo di incontro, guardando al futuro senza dimenticare il passato. Del passato vogliamo conservare la fiamma, non adorarne le ceneri. Centrale sarà il rapporto tra natura e cultura».

Durante il dibattito sono emerse le critiche delle minoranze. Daniele Demattè (Fratelli d'Italia) contesta il metodo: «Parlate di "qualità", ma dovrà pur esistere un criterio per valutare il gradimento della popolazione. E in merito alla cultura che accompagna le trasformazioni urbane, mi sembra vogliate giustificare culturalmente le decisioni della giunta».

Replica Bozzarelli: «Se vogliamo guardare l'aspetto quantitativo, allora la Trentino Music Arena (voluta dal centrodestra provinciale, ndr) è un buco senza fondo». Demattè respinge quella che ritiene una provocazione: «Caduta di stile, l'Arena ha ottenuto ottimi successi di pubblico, come conferma anche la stampa». Bruna Giuliani (Lega) teme un approccio alla cultura distante dai canoni tradizionali: «Sono affezionata alla nostra cultura: di questa nel Piano non c'è traccia». Di simile avviso anche Vittorio Bridi (misto): «Si dimenticano le sagre, il retaggio austriaco, che sono parte della nostra cultura e non vengono menzionati. Non è giusto stabilire alla fine della consiliatura un piano di valenza decennale».

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