Restituito ai padroni il setter rapito a Volano
«Grazie all’Adige la mia Lea è tornata a casa. Sta bene, è solo ancora un po’ spaventata. Ora la porto subito dal veterinario, ma solo per sicurezza».
Si è concluso nel migliore dei modi il bizzarro rapimento di un setter inglese avvenuto sabato mattina nelle campagne tra Volano ed il Bosco della Città ad opera di una donna, autodefinitasi «ambientalista e contro la caccia». Il cane, una femmina di un anno e mezzo, ieri mattina è potuto tornare a casa dai padroni Daniele Bontempelli, un cacciatore, e Ida Cavalieri, e dalla sorella Ambra, che durante la lontananza forzata non ha fatto altro che uggiolare cercandola nella cuccia che da sempre condividono nel giardino recintato da dove, tre giorni fa, è stata portata via.
Se la vicenda personale della famiglia Bontempelli si è quindi conclusa positivamente, la gestione giudiziaria della vicenda è ben lontana dall’essere conclusa. E, visto che le indagini dei Carabinieri di Rovereto sono ancora in corso, «non posso raccontare nei dettagli quanto successo - spiega Bontempelli -. Posso solo dire che sono stato chiamato da una donna che diceva di essersi trovata all’improvviso nel suo cortile, dove tiene peraltro una quindicina di altri cani, la Lea. Sono subito andato a riprendermela. La donna che mi ha chiamato vive in una casa isolata nell’alta Vallagarina, verso Trento. Lì ho tovato la Lea spaventata, ma sostanzialmente in salute. Sembra che le abbiano dato dei vermifughi e qualche antibiotico. Starà alle forze dell’ordine capire chi è stato a portarmi via il cane, ma una cosa è certa. Per i tre giorni che ci ha fatto passare, chi è stato deve pagare. E c’è un’altra cosa sicura: è stato l’articolo dell’Adige a spaventare l’autore di questo gesto e a convincerlo a lasciare andare la Lea. Probabilmente, leggendo della denuncia e delle indagini avviate, hanno capito la gravità del loro gesto e deciso di fare marcia indietro».
Saranno le indagini dei Carabinieri di Rovereto a stabilire chi la mattina di sabato ha prelevato e portato via il setter inglese per poi rivendicare il gesto con l’assurda telefonata anonima «sono contro la caccia, non te lo ridò» che ha gettato nello sconforto la famiglia Bontempelli. Ed è proprio sull’utenza telefonica utilizzata sabato per rivendicare il gesto che si concentra l’attività investigativa. Per la famiglia Bontempelli è comunque la fine di un incubo durato giorni.