«Lo spinello non è una ragazzata» Studenti denunicati, Samaden: «Giusto»
I carabinieri intervengono durante una gita di ragazzi di Vercelli a Lavarone. L'intervista al preside Samaden, esperto di tossicodipendenze
Sono molti coloro che hanno fumato uno spinello in gita scolastica. Certo, forse non sarà la maggioranza degli adulti di oggi ma, ahimè, quello sballo tra ragazzi che alle superiori fa sentire grandi o quantomeno trasgressivi quel tanto che basta per guardare il mondo in faccia con il ghigno del giusto, è un atteggiamento sdoganato dai più.
I dibattiti socio-pedagogici sulla canna, d’altro canto, si ripetono da anni tanto da giustificare ogni volta il comportamento «sopra le righe».
La questione dell passaggio da droghe leggere a pesanti non c’entra. C’entra, questo sì, l’aspetto educativo e formativo. I ragazzi di Vercelli beccati dall’insegnante a farsi uno «spino» sul pullman - in una pausa della gita scolastica a Forte Belvedere di Lavarone - hanno diviso la società. La docente, come abbiamo riferito nei gorni scorsi, non si è limitata ad una sfuriata sul posto ma ha chiamato i carabinieri che hanno sequestrato la canna (poco più di un grammo, dose insignificante ai fini penali) e ha segnalato i giovanotti alla prefettura.
Con la conseguenza, solo amministrativa, del passaggio inevitabile al Sert e del divieto di usare il motorino per tre anni. Ha fatto bene la professoressa? Ci sono quelli che dicono no, ovviamente, ma ci sono anche quelli che applaudono convinti. Fra questi ultimi c’è un docente autorevole, il dirigente dell’istituto alberghiero ma, soprattutto, un educatore che per decenni ha vissuto da vicino il «fenomeno consumo» come responsabile della comunità di San Patrignano a San Vito di Pergine e poi del Sert: Federico Samaden.
«Sono dei pazzi quelli che dicono che è una ragazzata. Abbiamo una deriva che ormai è un’emergenza».
È sbagliato archiviare lo spinello in gita scolastica come, appunto, una ragazzata?
«Assolutamente. La sottovalutazione di questo fenomeno è un aspetto culturale drammatico. Purtroppo c’è una parte del mondo adulto che strumentalmente difende questa cosa. Ma la domanda è una sola».
Quale?
«Che utilità può avere una canna? Nessuno risponde. Perché non si capisce cosa può avere di utile fumare uno spinello. Che beneficio può avere l’alterarsi in un processo formativo?».
Gli adolescenti beccati a fumare vanno quindi redarguiti a dovere, anche chiamando i carabinieri?
«Dai 14 anni in poi un ragazzo deve cominciare a prendersi le proprie responsabilità. Ripeto: che utilità ha farsi una canna? Nessuna, anzi c’è di peggio: è dannosa. Non è roba leggera come qualcuno vorrebbe sostenere sminuendo la questione».
Il contrasto che passa attraverso prese di posizione forti serve per non far crescere ragazzi smidollati. Dobbiamo trasmettere ai nostri figli i valori della responsabilità, però è più comodo giustificare
Insomma, la prof che ha denunciato i ragazzi in gita scolastica a Lavarone ha fatto bene?
«Certo, la docente ha fatto benissimo, ha dato un segnale a tutta la classe e ha dato un segnale al mondo adulto che non deve sottovalutare l’episodio. L’insegnante ha presidiato il limite altrimenti i ragazzi non crescono. Nella formazione avere un limite è una forza non un dispetto generazionale. Altrimenti si penalizza proprio la formazione e se i ragazzi restano senza limiti crescono in una dimensione insicura».
La responsabilità di intervenire, anche denunciando il ragazzo alle forze dell’ordine, è dunque di tutti gli adulti, non solo dei docenti?
«Sì, qualsiasi adulto che vede un ragazzo che fa una cosa che non va bene deve intervenire per bloccarla. Poi, certo, il docente ha pure altre responsabilità: la professoressa sarebbe stata passibile di sanzione se non avesse chiamato i carabinieri. Se un mio docente non lo facesse io lo sanzionerei».
L’aver denunciato i ragazzi, quindi, oltre che corretto è un stato prima di tutto un dovere?
«Assolutamente. Purtroppo il fatto che siamo ancora qui a discutere se sia giusto o meno chiamare i carabinieri indica che siamo ad un livello educativo bassissimo».
Intende dire che da un punto di vista educativo c’è stata una regressione delle società rispetto al passato?
«Direi proprio di sì. Trent’anni fa nessuno l’avrebbe messo in discussione. Invece nel tempo c’è stata una progressiva deresponsabilizzazione».
Bisogna archiviare una volta per tutte il termine «ragazzata»?
«Sarebbe ora. Dire è una ragazzata per cose come questa è fare lo struzzo. E agli adulti conviene: faccio finta che sia una cosa leggera tanto sono sostenuto da una parte di una sottocultura imperante».
E questo vale anche per la scuola?
«Soprattutto per la scuola. Purtroppo ci sono docenti che vengono proprio da quella cultura; per loro fumare uno spinello a scuola o in gita scolastica sono atteggiamenti possibili e passabili e quindi va bene così. Ma questa è una sottocultura che dice che di fronte a simili eventi è meglio nascondersi».
Meglio usare la linea dura, il pugno di ferro con gli studenti?
«Il contrasto che passa attraverso prese di posizione forti serve per non far crescere ragazzi smidollati. Dobbiamo trasmettere ai nostri figli i valori della responsabilità. Però è più comodo giustificare che intervenire nei processi educativi. E ci sono famiglie che ormai sono sotto scacco perché comandano i figli».
A casa e a scuola accade la stessa cosa?
«Certo, succede in famiglia come nelle scuole. In classe se i docenti non sono più che fermi gli studenti se li mangiano. Perché sono abituati a sputare in faccia ai genitori. Noi adulti abbiamo il dovere di accompagnare i giovani nella crescita. Abbiamo il dovere di creare loro una strada chiara in cui non ci siano mezze verità e dire cosa sia bene e cosa sia male».
Linea dura e senza paura, bisogna mettere i paletti. Su altre cose si può stare attenti a non essere bacchettoni
E fumare uno spinello in gita scolastica è male?
«Assolutamente. Alterarsi non va bene, almeno fino a quando qualcuno non mi dimostra il contrario».
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Idem per la “balla”?
«Chiaro, vale anche per l’alcol. Non dimentichiamoci che quelli che oggi hanno 14 anni tra 20 o 30 anni avranno responsabilità sociali forti. Quale sarà il loro pensiero? Non posso permettermi di far finta di niente dicendo che sono ragazzate quando di mezzo ci sono processi decisionali e di crescita. Un ragazzo che ha quelle abitudini, come bere e farsi le canne, si vede benissimo a scuola. Perché non ha più la testa, ce l’ha pesante e non segue le cose».
Insomma si deve osare, usare il pugno duro come si diceva prima?
«Senza alcun dubbio: linea dura e senza paura, bisogna mettere i paletti. Su altre cose si può stare attenti a non essere bacchettoni ma non si deve affatto andare dietro all’andamento culturale se è contrario alla crescita del ragazzo».