Bertagni 1882, si riparte Ecco le prime 15 assunzioni
La prima decina è già stata assunta, si arriverà a quindici entro fine ottobre. Anche se non esce ancora nessun tortellino, da lì, la Bertagni 1882 a Borghetto già comincia ad essere realtà. Perché lo stabilimento non è nemmeno più quello di un anno fa, ora che i lavori di ristrutturazione sono quasi conclusi.
E perché i primi, lasciati a casa da quella via crucis industriale passata alla storia col nome di Malgara Chiari e Forti, hanno un’occupazione. Certo, a casa ad aspettare - senza più ammortizzatori sociali - sono tanti. E certo, il timing per alcuni di loro non è incoraggiante: 20, 30 unità entro il 2018, un’altra ventina nel 2019, il resto nel 2020, fino a quota 80. Ma un avvio c’è.
La firma dell’intesa con Provincia e Trentino Sviluppo, nel maggio scorso, era stata salutata con notevole entusiasmo. Ora, a distanza di mesi, e nonostante più di un problema tecnico, le prime novità. Tre persone (manutentori) sono state assunte subito: serviva smantellare gli impianti vecchi e lavorare alla ristruttuazione dello stabile. Ora quello è libero, ristrutturato, gli spazi riorganizzati. È tutto predisposto per l’allestimento della prima linea.
A settembre sono iniziati i colloqui con il personale, la settimana prossima inizieranno i primi contratti, che entro fine ottobre diventeranno quindici: sono gli operai che su base volontaria hanno accettato di andare per quattro mesi nello stabilimento di Arcugnano (Vicenza). «Sono già in grado di lavorare in un pastificio, hanno la professionalità necessaria. Verranno nello stabilimento per imparare a usare la nostra tecnologia e le nostre procedure - spiega l’amministratore delegato Antonio Marchetti - che poi saranno in grado di insegnare ai futuri dipendenti di Borghetto».
A Borghetto torneranno a inizio 2018: tra fine gennaio e inizio febbraio si metterà in moto la prima linea. «Siamo soddisfatti perché nonostante le difficoltà che abbiamo avuto - conclude Marchetti - abbiamo rispettato i tempi che ci eravamo dati. Anche grazie a Trentino Sviluppo che, devo dire, ci ha molto aiutato».
Anche sul fronte sindacati c’è soddisfazione, certo. Ma moderata dal fatto che a casa ci sono 150 persone in attesa. «L’azienda è seria, si è confrontata con noi sin dall’inizio e l’accordo con Trentino Sviluppo l’abbiamo salutato con entusiasmo - osserva Manuela Faggioni - ma la tempistica delle assunzioni per gli ex Malgara è pesante, aspettare in alcuni casi due anni, quando sono finiti gli ammortizzatori sociali è difficile». Anche perché - problema nel problema - non si sono ancora risolti gli strascichi della precedente proprietà. «In questi giorni i lavoratori riceveranno da parte del fondo di garanzia le quote relative alle tre retribuzioni residue e al tfr non ricompreso nell’accordo con gli istituti di credito - spiega Faggioni - ma il problema resta la cassa integrazione. Abbiamo difficoltà con l’Inps».
Perché l’Inps ha pagato, all’epoca, versando a Malgara, che non ha mai versato ai lavoratori. Ed ora l’ente previdenziale non vuol mettere mano al portafoglio. Nonostante, per la verità, all’epoca fosse stata ampiamente avvisata (dai sindacati, ma anche dalla politica provinciale) che quei soldi non arrivavano dove dovevano. Risultato: i lavoratori aspettano ancora un anno di cassa integrazione mai vista. «Ora è questa la nostra priorità», conclude Faggioni.