Regali dall’amico per quasi 100mila euro, nonna condannata
Una signora di 80 anni è stata accusata e processata per circonvenzione d’incapace. Pur essendosi sempre dichiarata innocente ha deciso di patteggiare
VALLAGARINA. Una relazione d'amicizia tra anziani, nata e cresciuta in età non più verde, è finita brutalmente in un'aula di tribunale con l'accusa, a carico della donna (over 80), di aver spillato soldi al suo quasi coscritto. Accusa che, per la procura, era di circonvenzione di incapace. E a nulla è valsa la lettera della vittima al giudice dove implorava il tribunale di non condannare quella persona che gli era stata tanto cara. Una missiva, ovviamente messa agli atti, scritta di proprio pugno e non «suggerita» visto che l'amica aveva il divieto assoluto di comunicare con lui.
Che, per altro, a processo non ha voluto costituirsi parte civile.In primo grado, con giudizio abbreviato, l'imputata è stata condannata a 2 anni 8 mesi di reclusione e venerdì, in Corte d'appello, ha preferito concordare un patteggiamento per non portare avanti una storia tra carte bollate e toghe. Tantopiù che l'uomo che secondo la legge avrebbe raggirato nel frattempo è venuto a mancare. Meglio, dunque, mettersi tutto alle spalle con due anni di reclusione e 300 euro di multa con la sospensione condizionale della pena.
La contestazione, si diceva, era di aver sottratto - a più riprese sottoforma di prestiti - quasi 100mila euro ad un anziano con cui aveva iniziato una relazione amicale. Per la difesa si è trattato di generosità di un uomo che con lei aveva ritrovato il sorriso e che, in fin dei conti, non aveva certo problemi economici. Di tutt'altro avviso, ovviamente, la pubblica accusa per la quale ci si trovava di fronte ad una «classica» circonvenzione d'incapace.La vicenda, dal punto di vista giudiziario, risale all'inizio del 2019 con la querela depositata in procura dal figlio del facoltoso pensionato. E i soldi girati all'amica conosciuta qualche anno prima - e da allora frequentata con assiduità - sarebbero serviti per aiutare la donna che al nuovo compagno aveva confidato i propri problemi, seri e bisognosi di ristoro economico. E così, per dare una mano a quell'anziana a cui voleva bene, ha iniziato a prelevare delle somme dal proprio conto corrente.
Ad accorgersi degli ammanchi è stato il consulente incaricato di amministrare le sostanze del nonnino. Fatto il conto, veniva fuori una cifra piuttosto pesante: euro più euro meno, siamo nell'ordine dei centomila. Il ragioniere ha così avvertito i familiari che a loro volta hanno segnalato il fatto alla procura che ha aperto un fascicolo. E le forze dell'ordine incaricate di indagare hanno pure pedinato i due protagonisti provando una dazione di denaro in macchina. A quel punto è scattata la denuncia, per la signora, di circonvenzione d'incapace.
Davanti al gup di Rovereto Mariateresa Dieni, due anni fa, la donna è stata condannata a 2 anni 8 mesi nonostante la lettera dell'amico che implorava il giudice di assolverla e i dubbi della difesa proprio sull'incapacità di un uomo che aveva accesso regolare ai propri fondi e che, appunto, si era preso la briga di vergare di proprio pugno una missiva per salvare l'amica. Venerdì, come detto, in Corte d'appello (presieduta dal giudice Patrizia Collino) la nonnina (ben oltre gli 80 anni) ha preferito chiudere la partita, stanca di tribunali e faldoni. E così ha concordato una pena di 2 anni con la condizionale riuscendo ad ottenere l'equivalenza tra le attenuanti generiche e la circostanza aggravata contestata.