Montagna / Intervista

Il rifugio Filzi sul Finonchio è in mano al più giovane gestore

Tommaso Cont, 21 anni, studente alla facoltà di Agraria, originario di Calliano, si occupa da poco più di un anno di una struttura che sorge in un luogo straordinariamente panoramico. «Grazie ai clienti locali abitudinari, che sono l'80 per cento del totale, riusciamo a tenere aperto con la nostra gestione familiare»

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di Laura Modena

ROVERETO. Con i suoi 21 anni compiuti a marzo, è in assoluto il più giovane rifugista in regione. Diplomato all'Istituto agrario di San Michele, ora studente alla facoltà di Agraria di Bolzano, Tommaso Cont, originario di Calliano, gestisce da poco più di un anno il rifugio "Filzi" sul Finonchio. Dedicato alla memoria dei fratelli irredentisti Fabio e Fausto Filzi, il presidio alpino fu costruito nel 1930 a 1581 metri di altitudine, in una delle più belle terrazze naturali sulla Valle dell'Adige.

Il "salotto buono" di Folgaria e Serrada offre uno straordinario panorama che si apre in ogni direzione, dal Pasubio alle Piccole Dolomiti, dai Lessini fino agli Appennini quando d'inverno il cielo è terso, e ancora verso il Baldo, l'Adamello e il Brenta, il Bondone, il Monte di Mezzocorona e il Pizzo di Levico.

Quasi completamente distrutto nel corso della seconda Guerra mondiale, ricostruito nel 1957 con la particolare forma del tetto a volta semicilindrica e infine ammodernato nel 2014, il rifugio fa capo alla Sat della sezione di Rovereto.

A un anno dall'avvio dell'attività, quale bilancio traccia?

«Sono soddisfatto anche se è dura, soprattutto per la parte burocratica non sempre semplice da comprendere e gestire. Quest'anno poi, per via del meteo, abbiamo avuto un buon 20 per cento in meno di affluenza in primavera».

Che tipo di rifugio è il "Filzi"?

«È una struttura unica, innanzitutto per la vista panoramica a 360 gradi. Poi è facilmente raggiungibile dalla Vallagarina, quindi adatto non solo agli sportivi e agli alpinisti ma anche alle famiglie e agli anziani. Abbiamo 120 coperti, 40 all'interno e 80 all'esterno e anche 13 posti letto per chi vuole pernottare. La nostra è una gestione familiare, solo nella bella stagione ci avvaliamo anche di altri collaboratori. L'apertura estiva va dal 20 giugno al 20 settembre, mentre durante l'anno se è bel tempo apriamo nel weekend. La nostra offerta si basa principalmente sull'attività ristorativa con un menu di pochi piatti tipici, ma sempre freschi. Anche se a volte sul cibo arriva qualche richiesta stravagante».

Per esempio?

«Brioches gelato, succo allo zenzero, chewing gum o caffè in tazza di vetro, richieste non certo adatte a un rifugio come il nostro. Sono esigenze tipiche di turisti abituati ad andare sulle Dolomiti, dove ogni desiderio viene assecondato. Questo è un luogo diverso, un posto dove rilassarsi, non certo da piste da sci. E il nostro non è nemmeno un ristorante da città o da centri turistici come Folgaria. Penso che il compito del rifugista sia anche questo, far capire ai clienti che qui siamo in montagna e certe richieste non hanno senso».

Chi frequenta il suo rifugio?

«Per l'80 per cento è gente del posto che viene qui regolarmente, permettendoci quindi di tenere aperto. Per il resto si tratta di turisti, soprattutto in agosto e nel periodo invernale».

Si discute molto del comportamento dei turisti in montagna. Qual è la sua opinione?

«Dipende da quali posti consideriamo. Chiaramente sulle Dolomiti, che è un sito Unesco, i turisti vengono da ogni parte del mondo, anche americani e asiatici che magari non sanno cosa sia la montagna. Fotografano, consumano, portano introiti e questo va bene. Ma bisognerebbe che tutti imparassero a rispettare la natura, per esempio facendo attenzione alle segnaletiche sui sentieri per disturbare il meno possibile la fauna. Purtroppo però c'è maleducazione diffusa e a volte anche qui, lungo la strada, troviamo immondizie abbandonate».

Quali attività si possono praticare qui attorno?

«D'inverno ciaspolate o sci alpinismo, oppure si può salire con i ramponi o gli scarponcini perché teniamo sempre la strada pulita. D'estate qualcuno da qui si lancia con il parapendio e molti arrivano e scendono in bici».

Il Cai nazionale suggerisce di disincentivare l'uso delle bici in montagna, che ne pensa?

«In effetti spesso sorge il problema della convivenza tra i biker e chi percorre il sentiero a piedi. A volte i ciclisti scendono a velocità folli, magari con la bici elettrica, mettendo in pericolo chi cammina sul sentiero».

Il rifugio "Filzi" ospita spesso associazioni...

«Sì, cerchiamo di proporre eventi di frequente, ad esempio in questi giorni abbiamo avuto il coro Castel Beseno e il coro Martinella. Organizziamo cene per gruppi e cene a tema, come il prossimo 12 agosto, quando avremo una cena astronomica su prenotazione, con attività libera di osservazione delle stelle. Il 16 agosto parteciperemo a "Cara vecia Serrada" e come tutte le attività ristorative del paese offriremo anche noi il nostro menu tipico».

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