Sarche, forni accesi fra 10 giorni. Il direttore del cementificio: «Questo è un vulcano industriale, abbbiamo tutte le autorizzazioni»
Ieri, 29 aprile, la manifestazione contro la ciminiera: ecco il video del faccia a faccia tra la dirigenza dello stabilimento e una delegazione di giovani ambientalisti che denunciano i pericoli per il territorio derivanti dall'inquinamento atmosferico
FUMATA NERA Problemi nella riattivazione dei forni per produrre clinker
IL CORTEO Mobilitazione il 29 aprile per fermare la riaccensione
IL RITORNO Sarche, riapre il cementificio, per almeno 20 anni
IL PROGETTO La crisi energetica non rallenta l'avvio del cementificio
DEROGA Meno limiti per il cementificio sulla combustione dei rifiuti
SARCHE. «Questo è un vulcano industriale. Si brucia ad una temperatura di 1500 gradi. Noi siamo qui e qui rimaniamo. Abbiamo tutte le autorizzazioni».
Agostino Rizzo, direttore tecnico del cementificio di Sarche, in Valle dei Laghi, parla chiaro.
Dopo l’incidente di mercoledì 20 aprile - quando una fumata nera (nella foto) si è alzata nella piana coltivata a vite, nel bel mezzo del Distretto biologico e a poche centinaia di metri dal biotopo di Toblino - si è registrata la preoccupazione della popolazione residente, ma anche di chi nella valle, che adesso fa parte dell’ambito turistico dell’Alto Garda, ha attività economiche.
La riaccensione dei forni della fabbrica del cemento si è tradotta in un’immagine poco edificante che ha fatto il giro dei social e che rischia di crare non pochi problemi alla «farfalla del Trentino», una farfalla con ali pesanti.
Ieri pomeriggio, 29 aprile, i ragazzi del movimento «Fridays for Future» - con il comitato «Salviamo la Valle dei Laghi», Wwf e Mountain Wilderness - hanno manifestato davanti allo stabilimento.
Uno dei giovani, Andrea Stella, è stato protagonista di un acceso confronto con il direttore Rizzo.
Noi siamo in grado di mostrarvi un video in esclusiva.
Ma che cosa hanno raccolto gli ambientalisti dopo l'iniziativa di ieri?
Sì ad un confronto continuo con il comitato «Salviamo la Valle dei Laghi» e sì ad un cartellone elettronico che possa indicare chiaramente il livello di emissioni provenienti dalla ciminiera del cementificio di Sarche. Fine.
Sono questi i risultati ottenuti ieri dopo la passeggiata ecologica partita dal piazzale del supermercato Orvea e terminata di fronte al colosso Italcementi (Heidelberg Group).
Il direttore tecnico Agostino Rizzo ha aperto i cancelli ad una micro-delegazione: ha dialogato con il coordinatore del comitato Marco Pisoni e con Andrea Stella di Fridays for Future. Ci sono voluti loro, i giovani, per dare una scossa. Si sono contate 60 persone alla protesta contro la riaccensione dei forni del cementificio che si affaccia sul Distretto Biologico della Valle dei Laghi. Ci sono voluti i “ragazzi di Greta Thunberg”, la giovanissima ambientalista svedese che ha ispirato il movimento internazionale per la difesa del pianeta.
E, a dirla tutta, ci è voluta la fumata nera che ha invaso la zona abitata e le coltivazioni destinate a Nosiola, Vin Santo e Trento Doc (una buona parte del raccolto viene conferita a giganti vinicoili quali la Cantina Ferrari e la Cantina Toblino): una nube che ha spaventato molti. Un incidente di percorso - è stato spiegato nella fabbrica di Ponte Oliveti - che non dovrebbe ripetersi. Per il momento i forni sono spenti. Si lavora alacremente.
Rizzo lo dice ad alta voce: «Il cementificio rimane. Noi siamo qui e qui rimaniamo. Abbiamo tutte le autorizzazioni». E ancora: «Siamo disposti a parlare di metodi di produzione, ma non di massimi sistemi. Fra dieci giorni i forni torneranno in funzione».
Il fumo continuerà ad uscire, perché la produzione non si fermerà. Era stata Manuela Bottamedi, ex consigliera provinciale e componente del comitato, a far notare che se il cementificio formalmente ha tutte le carte in regola per bruciare pet coke e fanghi biologici, l’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) può essere modificata anche alla luce di quello che è accaduto e di quello che può ancora accadere.
«Quello che abbiamo ottenuto, grazie a Fridays for Future, Wwf (Sergio Negrisolo, ndr) e Mountain Wilderness (Franco Tessadri, ndr) è solo un primo passo» dice Pisoni. Questa “semi-apertura” - chiediamo - non funzionerà da “sedativo” per i cittadini oggi preoccupati, per i giovani ambientalisti e per il comitato? «Assolutamente no. Noi abbiamo ottenuto di poterci sedere ad un tavolo di confronto, di poter quindi monitorare la situazione ma questo non significa che rinunciamo ad eventuali azioni giudiziarie. Mercoledì prossimo ci incontreremo con il nostro legale, l’avvocato Maurizio Piccoli. Ci ragioneremo».
Poi ci sono le considerazioni politiche. Ad evidenziare l’incoerenza della giunta provinciale è Alex Marini, consigliere provinciale dei Cinque Stelle: «La riaccensione dei forni va contro quanto previsto dal Piano energetico che prevede la riduzione di Co2. Ed è in contraddizione con il Documento preliminare del piano di Comunità: non si è mai parlato di riaccensione dei forni. Ricordo inoltre che a poche centinaia di metri c’è un biotopo e non c’è alcuna valutazione di incidenza ambientale».
Si era parlato di uno studio indipendente sull’impatto del cementificio sull’economia della valle che, a livello turistico, ora fa capo all’Alto Garda. Lettera morta. Ieri si è visto anche il consigliere provinciale di Futura Paolo Zanella. Nessun esponente invece della giunta guidata dal presidente Maurizio Fugatti. Se ne dispiace Natale Rigotti, ex presidente degli albergatori del Trentino, presente al sit-in: «Avevo parlato con Mario Tonina (vicepresidente della Provincia e assessore all’ambiente) che mi aveva rassicurato dicendomi che “la salute viene prima di tutto”». Sorrisi ironici degli astanti.
E i sindaci della Valle dei Laghi? «Non pervenuti» dicono i giovani che ieri hanno manifestato. Ci pensa Bottamedi a commentare: «Non ci sono perché hanno “svenduto” il territorio. Nessuno pare interessato ad ambiente, salute ed economia agrituristica. Complimentoni!»
È Marco Furlani, anche lui membro del comitato, a notare l’assenza di amministratori comunali e cittadini: «In un mondo normale dovremmo vederli in strada, dovremmo vederli scendere coi forconi da Lasino, Calavino e Cavedine».
Greta Mariarigon (Comitato No Tav) fa un appello a tutti i trentini: «Se sei contro la circonvallazione ferroviaria di Trento devi essere contro la riaccensione dei forni di Sarche, che vengono accesi proprio per fare il cemento del progetto di ByPass in città. Uniamoci!» E l’Appa come si sta muovendo? Per ora l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente ha installato un rilevatore mobile delle immissioni in atmosfera. Collocato dove? A Sarche, presso il cimitero.