Borgo Valsugana, vita monastica

Una novena, dal 2 al 9 agosto, e altri due giorni di memoria con i primi vespri presieduti da don Ivan Maffeis (già direttore del settimanale Vita Trentina e ora direttore dell’Ufficio Nazionale Comunicazioni Sociali della CEI) e la santa messa celebrata dal vescovo Lauro Tisi: con questo ricco programma le clarisse del monastero di Borgo hanno voluto rendere omaggio alla loro fondatrice, la santa di Assisi compagna di Francesco. L’ordine monastico, fondato nel tredicesimo secolo e che ottenne l’approvazione il 9 agosto 1253, due giorni prima della morte di Chiara, è presente stabilmente a Borgo dal 1984, anche se ci fu una prima presenza a cavallo fra il Seicento e il Settecento. Oggi, nonostante la clausura, le monache si sono «aperte al mondo» con il loro sito internet ed anche con una pagina Facebook, dove oltre alle informazioni sull’ordine e sul monastero, non mancano mai riflessioni e preghiere.
 
Le celebrazioni per la festa di Santa Chiara sono ormai una tradizione per il monastero, che attira numerose persone da tutta la Valsugana. Questa volta la festa è stata solennizzata dalla presenza dell’arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, che ha celebrato la messa ed i vespri nella chiesa che fino ad un anno fa era dei frati francescani: chiesa stracolma per l’occasione. «Volgiamoci insieme all’esempio di santa Chiara e affidiamoci con fiducia alla sua intercessione, perché il Signore conceda a tutti noi, come dono della nostra contemplazione, un cuore che vede, capace di chinarsi con amore sui fratelli e le sorelle che Egli stesso pone sul cammino della nostra vita. E’ il nostro augurio per ciascuno di voi!»: con queste parole, lanciato anche tramite i mezzi di internet, le sorelle clarisse hanno invitato alle celebrazioni per santa Chiara. Don Lauro ha invece cominciato la celebrazione con una battuta: «Appena diventato vescovo, ho subito stipulato un contratto con le sorelle clarisse - ha detto il vescovo - per assicurarmi preghiere costanti».
 
Nell’omelia, il vescovo Tisi si è invece concentrato sul tema del silenzio: silenzio nel quale sono avvolte le clarisse, silenzio nel quale operano. «Dobbiamo anche noi -ha detto nell’omelia don Lauro- riappropriarci del silenzio, uscire “al di fuori di noi”, farci poveri con i poveri, avere il loro sguardo, come fece Chiara. Dobbiamo osare in questo senso, tutti, anche come Chiesa, come me vescovo innanzitutto, come preti in generale: se non facciamo così, senza paura, andremo scomparendo. Saremo dapprima grandi cattedrali nel deserto, e poi nemmeno più quelle. “Saremo stati” e basta». La giornata di festa si è conclusa con un breve momento conviviale, nelle sale del convento.

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