Gestioni associate a Primiero, restano tutti i veti
Chiusura su tutti i fronti: inevitabile l'arrivo del commissario ad acta
Neppure la minaccia della nomina di un commissario ad acta sembra scuotere i Comuni di Imer e Canal S. Bovo, disposti ad accollarsi la relativa spesa piuttosto che approvare, in consiglio comunale, la convenzione per l’avvio delle gestioni associate nell’indigesto ambito disegnato dalla Provincia che include, oltre ai due paesi, Mezzano e Sagron Mis.
La diffida a realizzare le gestioni associate che dovevano essere avviate dal 1° agosto, è stata emessa pochi giorni fa dalla giunta provinciale. Ma, una settimana prima, tutti i sindaci della valle erano stati convocati a Trento dall’assessore Carlo Daldoss e dal governatore Ugo Rossi per capire se una soluzione fosse all’orizzonte.
Sagron Mis, infatti, è «l’indesiderato»: non ha contiguità territoriale con alcuno dei comuni anzidetti ma nell’ambito ci è finito per essere rimasto isolato dalla fusione tra i quattro comuni che hanno costituito Primiero - San Martino di Castrozza e dal conseguente scioglimento dell’Unione Alto Primiero, che gli garantiva alcuni servizi.
All’incontro si era profilata una possibile soluzione: il sindaco di Sagron Mis, Luca Gadenz, aveva lasciato infatti uno spiraglio aperto sulla possibilità di deliberare in consiglio comunale l’indizione di un referendum per andare a fusione con il nuovo Comune. Ma aveva posto un paletto: la fusione non doveva diventare operativa prima del 2020, mentre il sindaco di Primiero - San Martino Daniele Depaoli aveva chiarito che il suo Comune ci sarebbe stato solo se il matrimonio fosse stato dal 1° gennaio 2017.
E mercoledì scorso proprio Gadenz ha riunito il consiglio comunale, che ha bocciato la proposta: «Andiamo dritti per la strada delle gestioni associate, nell’ambito stabilito - spiega il sindaco -. Imer e Canal S. Bovo sono stati diffidati e, se non adempiono, se ne assumeranno la responsabilità. Intanto, però, mi dispiace che il Comune di Primiero non voglia darci i servizi necessari fino all’avvio delle gestioni associate: c’era un impegno in tal senso, prima dello scioglimento dell’Unione». Da parte sua, Depaoli spiega: «Non abbiamo alcun obbligo. Eravamo pronti a tenere un referendum per la fusione con Sagron ma non con decorrenza dal 2020 perché, con l’organico che abbiamo, non possiamo gestire un altro Comune per tre anni».
Dunque, tramontata la pallida speranza di una fusione, la palla torna a Imer. Ma il sindaco Gianni Bellotto parla di «mancanza di buon senso» da parte di Sagron Mis e dice: «Il nostro consiglio comunale e quello di Canal S. Bovo non hanno approvato la convenzione perché troviamo iniquo che un paese come Sagron Mis venga annesso a un ambito con cui non ha alcuna contiguità fisica». Ma l’ambito, hanno chiarito Rossi e Daldoss, resterà invariato: dunque? «Ne riparleremo nel prossimo consiglio comunale, ma sono certo che l’orientamento rimarrà lo stesso. Ci manderanno il commissario ad acta per avviare le gestioni associate, ma il problema non si risolverà. Sagron Mis deve risparmiare 50mila euro e dovrà pagare i conti dei servizi che gli saranno dati. Non so con quali risorse».
E Albert Rattin, sindaco di Canal S. Bovo, è sulla stessa onda: «Restiamo sulla linea che i due consigli hanno deciso all’unanimità per motivi di carattere logistico ed economico, supportati dai tecnici: ci sono 35 km di distanza tra noi e loro. Ci vuole logica e buon senso, con una soluzione rispettosa della ratio della norma: quella che prevede le gestioni associate dovrebbe portare a un miglioramento dei servizi e a un risparmio, che non vediamo».