Turismo in Valsugana, crescita a due cifre La nuova frontiera si chiama parapendio

di Giorgia Cardini

I campeggi rimasti aperti fino all’inizio di ottobre sono il sintomo più evidente che la stagione turistica estiva tra i laghi di Levico e Caldonazzo, il Lagorai e il Tesino, è andata più che bene. E i dati ufficiali confermano la sensazione. 
L’ambito promosso da Apt Valsugana è cresciuto del 7,9% in termini di arrivi e del 6,6% in termini di presenze rispetto al 2015. I numeri, forniti dal presidente dell’Apt Stefano Ravelli, si riferiscono in realtà al periodo gennaio - settembre: «Ma l’80% di arrivi e presenze dell’anno li facciamo tra maggio e settembre», specifica Ravelli. E considerando che in inverno ciò che tira maggiormente sono i mercatini di Natale di Pergine e Levico, che durano solo fino a inizio gennaio, è chiaro che 296.000 arrivi e 1.117.024 presenze del 2016 sono spalmabili soprattutto sui mesi centrali. La crescita sul 2015 è migliore di quella già vista l’anno scorso sul 2014, con arrivi a più 5,4% e presenze a più 2,3%. 
 
La particolarità della Valsugana sta nel come si dividono queste presenze: i campeggi fanno infatti la parte del leone dal punto di vista delle permanenze, pari a 542mila rispetto alle 438mila degli albeghi e alle 136mila classificate come «altro» (appartamenti ma non solo). Gli arrivi, al contrario, sono concentrati di più negli hotel (118.969), rispetto alle strutture all’aperto (80.000) e al resto (27.309). E gli stranieri, rispetto a molte altre destinazioni trentine, restano consistente maggioranza: sono state infatti 641.667 le loro presenze (57,5%), che nei campeggi surclassano quelle nazionali 80 a 20. «Per quanto riguarda i camping, abbiamo però un problema di riempimento dovuto al fatto che gli olandesi iniziano le ferie tardi, intorno al 20 luglio. Per questo ci stiamo indirizzando sui turisti belgi e danesi, un po’ più anziani ma benestanti, e sui turisti polacchi, cechi e ungheresi, che già vengono in Trentino a sciare». Negli hotel invece predominano gli italiani, le cui presenze sono pari al 61%.
 
«La destinazione c’è - analizza Ravelli -: resta difficile in estate vendere la montagna ai connazionali, che preferiscono il mare, ma l’abbinamento di due laghi Bandiera Blu come Caldonazzo e Levico con la mezza montagna e tutte le possibilità offerte in termini di vacanza attiva (con cinque mesi di attività sportive giornaliere) ci consentono di piazzarci bene sul mercato». L’analisi della stagione ricalca un po’ quella di altri ambiti: «Abbiamo sofferto le prime due settimane di giugno, a causa del maltempo, ma lavorato molto bene in maggio organizzando eventi come i campionati studenteschi nazionali di badminton, orienteering e pallavolo. Luglio e agosto sono andati benissimo, abbiamo assistito persino a un ritorno nelle seconde case, chiuse magari da anni, di nonni e nipotini. Poi, settembre è stato un mese straordinario, con laghi ancora perfettamente balneabili grazie al bel tempo. E gli arrivi continui hanno spinto i campeggi di tenere aperto fino a ottobre».
 
Insomma, dati più che positivi, grazie anche alle campagne che hanno insistito sul fatto che la Valsugana può offrire «il mare in montagna»: «I dati però - riflette il presidente dell’Apt - non ci dicono quanto ha speso il turista e questo è effettivamente un punto da capire. Abbiamo un 20-30% di strutture alberghiere in sofferenza, vuoi perché non sono stati fatti investimenti e migliorie, vuoi perché chi li gestisce non ha saputo tenersi al passo coi tempi». Tempi che richiedono invece sempre più un albergatore «pronto a relazionarsi col cliente fin dalla richiesta di informazioni e prenotazioni, fornendo non solo notizie sull’hotel ma anche informazioni su cosa offre il territorio».
 
Quanto allo sviluppo dell'offerta, la nuova frontiera del turismo in Valsugana si chiama parapendio. Ci crede Stefano Ravelli, che con il Club Volo Libero di Levico (che ha una scuola e gestisce un’area di partenza a Vetriolo Terme, a 1500 metri, e un’area di arrivo a Barco di Levico) si è recato recentemente in Francia, a St. Hilaire e ad Annecy, dove negli ultimi anni sono state sviluppate strutture a basso costo che hanno creato grande attrattività e prodotto un indotto riassumibile così: 120 istruttori di parapendio al lavoro in estate (30 tutto l’anno), 1.000 partenze di volo a vela al giorno, bar, ristoranti e sistemi di mobilità concepiti per rispondere alla domanda creata dagli arrivi conseguenti.
 
«È un business del tutto replicabile qui - spiega Ravelli -. In Francia siamo andati perché nel 2017 Feltre ospiterà i campionati del mondo di parapendio e ci ha chiesto di utilizzare l’area di atterraggio di Barco». Così, si è andati a vedere cosa accade altrove, scoprendo un mondo replicabile in Panarotta, montagna su cui serve sviluppare un turismo complementare allo sci. «Ma serve un’area di partenza intermedia, per principianti, tra i 1500 metri di Vetriolo e la vallata: dobbiamo ancora individuarla, anche se sicuramente un prato molto grande nella zona dei Baiti esiste. Non si tratta di spendere milioni: in Francia sono stati investiti in tutto 500mila euro».
 
L’idea è poi quella di inserire campo «scuola», campo per esperti e area di atterraggio in un circuito tra Panarotta e Monte Grappa, costituito dall’asse Levico-Feltre-Bassano: «Potremmo costruire pacchetti mirati, con due giorni di volo da una parte e due dall’altra, contando però sulla permanenza qui, dato che né Bassano né Feltre hanno tante strutture alberghiere».

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