Processione sulle orme dell'eremita Pallauro
Fra i vari eventi dell’ultimo giorno dell’anno, merita sicuramente di essere ricordato il momento religioso che per tradizione si tiene a Marter di Roncegno, presso l’antica chiesa di San Silvestro quando per questa ricorrenza viene aperta per una celebrazione eucaristica.
Qui anche lo scorso 31 dicembre sono giunte centinaia di persone da tutta la Valsugana, in particolare da Marter, Roncegno Terme, Novaledo, Borgo e anche da altri centri. Molti hanno raggiunto la chiesa a piedi o in macchina per essere riparati dal freddo pungente, mentre altri sono partiti in processione dalla chiesa di Marter fino all’antica pieve, capeggiati dal parroco don Paolo Ferrari che ha poi celebrato la S. Messa.
Nel corso delle celebrazione, solennizzata dai canti del coro parrocchiale di Marter che al termine ha intonato il Te Deum di ringraziamento, è stata rievocata la figura dell’eremita di San Silvestro così come appare dagli antichi scritti: «Si chiamava Domenico Pellauro ed era nato a Torcegno da famiglia poverissima e durante gli anni in cui prestò servizio presso i nobili Poppi di Borgo Valsugana, aveva udito parlare degli Anacoreti ed aveva capito che quella poteva essere la sua vocazione per “far penitenza dei suoi peccati e per maggiormente poter servire il suo Dio”. Aveva allora indossato l’abito da eremita e si era incamminato alla volta dei grandi santuari d’Italia per ritornare poi in Valsugana con un bagaglio di “infiniti thesori spirituali e con la benedittione Pontificia tutto consolato”. Si era ritirato nell’eremo accanto alla chiesa di San Silvestro dove conduceva una vita di lavoro e di preghiera». Secondo la leggenda «Osservava un digiuno ferreo e mangiava soltanto una volta al giorno, la sera. Dormiva su un tavolaccio ma di notte si alzava spesso per praticare “orationi, meditazioni et disciplina”. Non chiedeva carità a nessuno affidandosi completamente alla Provvidenza. Fece anche restaurare la chiesa che dotò di un nuovo altare dedicato alla Vergine».
Domenico Pellauro morì ottantenne il 29 marzo del 1640 e nel suo testamento spirituale chiese di essere sepolto nella chiesa di San Silvestro. «Diciasette anni più tardi la sua tomba fu riaperta per inumarvi la salma di un altro eremita. Secondo il racconto popolare il cadavere sarebbe stato trovato intatto come nel giorno della sepoltura».