Primiero, i carabinieri incastrano il re delle truffe
Il re delle truffe è finito nella rete dei carabinieri. Di quelli della stazione di Canal San Bovo, per essere precisi.
Tutto ha inizio nel 2017, quando un residente a Canal San Bovo denuncia l’appropriazione indebita della sua carta d’identità per mano del sedicente Emilio Mario Gentilone. Il secondo passo, nel luglio di quell’anno: nuova denuncia, questa volta per sostituzione di persona. In pratica, l’uomo aveva ricevuto dalla Prefettura di Parma una contestazione amministrativa per l’emissione di un assegno scoperto di 1.648,33 euro, tratto da un conto corrente da lui mai aperto.
I carabinieri di Canal San Bovo, sulla scorta di quanto appreso, avviano un’indagine che in prima battuta riesce a fare luce sull’indebito uso del documento d’identità del trentino: il sedicente Gentilone avrebbe incontrato la sua vittima presso la struttura di accoglienza «Casa Bonomelli». Grazie alla sua parlantina, e millantando conoscenze altolocate, lo aveva convinto di potergli procurare un lavoro fuori regione, e si era quindi fatto consegnare la carta d’identità al fine di istruire le pratiche di assunzione. Da quel giorno, il fantomatico procacciatore di lavoro, faceva perdere le proprie tracce rendendosi irreperibile.
Sempre nel 2017, in marzo, la Polfer di Firenze aveva arrestato un uomo di 54 anni, pugliese, avendolo trovato in possesso dei documenti contraffatti del sessantunenne residente a Canal San Bovo e di altra documentazione.
Non basta: nel gennaio di quest’anno i carabinieri di Vedelago (Tv), arrestano nuovamente lo stesso uomo, insieme a un complice, colto nella flagranza del reato di possesso di documenti del Vaticano a firma del Segretario di Stato Card. Bertone, di una tessera personale di riconoscimento della Guardia di Finanza, un paio di manette ed altra documentazione di provenienza illecita.
Le indagini hanno potuto confermare che l’uomo più volte arrestato e il sedicente Gentiloni erano in realtà la stessa persona. Persona peraltro piuttosto nota: se ne era occupata più volte anche le «Iene» in tv.
Insomma, il truffatore, utilizzando la carta d’identità carpita all’ingenuo cittadino e sostituendo la fotografia con una propria, aveva inizialmente attivato due schede telefoniche, aperto due conti correnti postali a Ferrara e aveva persino usufruito di prestazioni sanitarie presso l’ospedale di Trento.
Successivamente, aveva attivato 7 utenze telefoniche mobili e aperto in diverse città 5 conti correnti: si presentava come dipendente o funzionario delle forze di polizia o armate, esibendo false tessere di riconoscimento oppure statini retributivi reperiti indebitamente, catturando la fiducia del personale agli sportelli.
Nei conti versava somme irrisorie, salvo poi emettere assegni.
I reati contestati sono parecchi: ricettazione, truffa, sostituzione di persona, uso indebito di carte di credito, falsità materiale e falsità ideologica, possesso e fabbricazione di documenti di identità falsi, appropriazione indebita aggravata, truffa ai danni del s.s.n., auto riciclaggio, con le aggravanti della continuazione e della recidiva specifica infraquinquennale , con la dichiarazione di abitualità e professionalità nei reati contestati.
Le complessive quindici ipotesi di reato accertate e contestate, sono state commesse in Canal San Bovo (TN), Trento e nel nord-est d’Italia ed hanno documentato il riciclaggio, della somma quantificata in 25.000 euro in contanti.
Il provvedimento di custodia cautelare ha raggiunto l’uomo in carcere, a Genova, dov’è detenuto per altri fatti.