Borgo, il Tar blocca il progetto del parcheggio
La caserma dei carabinieri è destinata a restare senza parcheggio ancora per un bel po’: il Tar di Trento ha infatti accolto il ricorso presentato dalla ditta Gianni Gianesini e Fratelli snc e annullato la delibera del 3 aprile 2018 con cui la giunta comunale guidata da Fabio Dalledonne aveva approvato il progetto esecutivo del nuovo parcheggio, respingendo le osservazioni presentate dall’impresa e dichiarando la pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell’opera.
La questione di dotare l’area della caserma di via Giovannelli di un parcheggio si trascina dalla sua costruzione: il Comune aveva stretto una convenzione con la ditta per ovviare alla carenza di posti a disposizione dei militari e di chi doveva accedere agli uffici dei carabinieri.
Nel 2017, però, la convenzione che prevedeva la messa a disposizione di 12 posti auto (reiterata di anno in anno) non è stata più rinnovata: la ditta Gianesini aveva chiesto al Comune di rivedere l’accordo o di lasciare libero il terreno, cosa che l’amministrazione ha fatto. Prendendo poi la decisione di approvare un progetto esecutivo per la realizzazione di una nuova area di sosta, che prevede l’esproprio dello stesso terreno della Snc.
Il problema, fatto presente al Tar, è che il Comune ha partorito un provvedimento imperfetto, nei suoi fondamentali: infatti, la p.ed. 2296 di proprietà Gianesini era gravata da un vincolo di destinazione a parcheggio pubblico, di durata decennale, scaduto il 14 agosto 2017, mentre l’avvio del procedimento per la dichiarazione di pubblica utilità dell’area risale al 13 settembre 2017.
Fuori tempo massimo, vista la decadenza del vincolo: per la legge urbanistica provinciale del 2015, infatti, passati dieci anni senza che una destinazione sia sfruttata, l’area va considerata «bianca» e per confermare il vincolo bisogna approvare una variante al Prg che il Comune non ha invece neppure abbozzato.
Per questo motivo, il Tar ha accolto il ricorso, valutando comunque anche il motivo con cui la Gianesini snc contestava anche l’entità dell’esproprio, che non avrebbe lasciato all’azienda lo spazio minimo per accedere alla strada pubblica, praticamente trasformando al proprietà in un fondo intercluso. Una scelta giudicata illogica e sulla quale il Tar, pur ritenendo il motivo assorbito dal primo già accolto, ha rilevato la ncessità che «per il raggiungimento delle finalità pubbliche, al privato deve essere imposto il minor sacrificio possibile».
E ora cosa farà il Comune (che per altro non si era costituito in giudizio), condannato anche a pagare 1.500 euro di spese di giudizio alla Gianesini? Il vicesindaco Enrico Galvan risponde: «Vedremo, letta la decisione e sentita la segreteria, quali ragionamenti impostare. C’era la volontà di dare un servizio alla caserma, trovando la soluzione più idonea. Ora vedremo cosa fare».