La frana che divide Trentino e Veneto: dopo i massi caduti, per raggiungere Bassano si va per la Feltrina
Non solo sull'asfalto c'è da soffrire. Anche la ferrovia della Valsugana, infatti, è stata interrotta. Il sindaco di Valbrenta: «Fugatti irritato? Gli ricordo che da cinquant'anni si discute di Valdastico e della statale della Valsugana, ma senza risultati». E tornano ad alzare la voce coloro che si battono per la Valdastico
LE IMMAGINI Massi caduti a Valbrenta
TRENTO. La frana è del 12 gennaio. Un giorno da paura: massi enormi sulla strada e sulla ferrovia, ma per fortuna nessun ferito. Da allora il Veneto e il Trentino si sono allontanati ancora di più. Con disagi enormi, per i pendolari che vivono al confine tra le due regioni, per gli studenti e per il trasporto delle merci. E pure per chi vuole arrivare in Trentino a sciare. Da quel giorno le distanze sono aumentate, da Martincelli (ultimo lembo del territorio trentino) a Pove del Grappa e soprattutto Bassano. Siamo in Valsugana, Trentino orientale. L'area nella quale il Trentino diventa Veneto, anche prima del confine. Zona di passaggio e di lavoro. Qui il turismo dei laghi lascia spazio all'economia delle fabbriche, dell'agricoltura, della zootecnica.
Tredici giorni fa trecento metri cubi di roccia si sono staccati dalla parete e sono crollati sulla statale della Valsugana e sulla ferrovia, nel territorio di San Marino di Valbrenta. È provincia di Vicenza, a soli quindici chilometri dal Trentino. Per fortuna non si piange alcuna vittima, ma è stato l'inizio di una situazione che può diventare disastrosa.
La statale della Valsugana, infatti, è stata interrotta: oggi, per chi arriva da Trento, è necessario svoltare al bivio per Belluno e Fiera di Primiero e raggiungere Bassano del Grappa solo dopo aver percorso la Feltrina: una scelta obbligata, almeno per quanto riguarda i mezzi pesanti. Un'ora e mezzo di strada in più, se va bene. Per pochi giorni il passaggio per Valbrenta - in un'unica corsia - era stato permesso alle auto, facendole transitare sulla Sp73 e sulla strada comunale Valgadena: una soluzione che «allungava» di poco il tragitto, ma che di fatto ha bloccato il paese per tante ore durante la giornata.
Il sindaco di Valbrenta, Luca Ferazzoli, ha quindi disposto la chiusura del passaggio, che ora è possibile solo ai residenti o a chi lavora nel territorio del Comune. Lunedì i rappresentanti dei territori interessati hanno partecipato ad un vertice in prefettura a Vicenza: il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha chiesto al sindaco di Valbrenta di riaprire al traffico per le sole auto: «Il blocco totale della mobilità in Valsugana ci crea grossi problemi», ha ricordato il governatore. Impossibile, per ora, chiedere di più.
Ma oltre ai disagi economici esplode la polemica politica. Il sindaco Ferazzoli, infatti, non ci sta a passare come il nemico dei trentini e degli autotrasportatori: «Fugatti si dichiara irritato? Allora gli ricordo che da cinquant'anni si discute di Valdastico e della statale della Valsugana, ma senza risultati».
Il problema è che anche prima della frana questo punto della statale era un vero e proprio collo di bottiglia tra il Trentino e il Veneto. Un anno fa la soluzione sembrava vicina, con un accordo tra Anas e la Regione del presidente Zaia per la realizzazione di una galleria che superasse il nodo di Carpanè, un punto dove le code sono all'ordine del giorno e dove i camion transitano a pochi metri dalle cucine e dalle camere da letto: ma da allora non ci sono state novità. Ora la priorità è la messa in sicurezza della parete rocciosa e questa esigenza comporta il rinvio dei lavori al viadotto, che quindi resterà chiuso almeno fino a metà febbraio, anche se è lecito temere tempi molto più lunghi: e non mancano le polemiche.
Nella riunione di lunedì a Vicenza è stato il prefetto Salvatore Caccamo a definire il primo punto dell'agenda: «Serve una perizia geologica - ha detto - Mi auguro che sia pronta in una settimana, in modo da permettere ad Anas di decidere sulle aperture».
Non solo sull'asfalto c'è da soffrire. Anche la ferrovia della Valsugana, infatti, è stata interrotta: chi deve raggiungere in treno Bassano dal Trentino (e viceversa) arriva con il Minuetto fino a Primolano, scende in stazione e poi sale sui bus sostitutivi, con un forte aumento dei tempi di percorrenza dovuti alla deviazione del traffico su strade secondarie, che tra l'altro non consente di garantire le coincidenze con i treni. Il servizio prenotazione e trasporto biciclette, inoltre, è possibile solo nella tratta Trento - Primolano.
Confindustria Vicenza nei giorni scorsi ha pubblicato una nota per tornare a chiedere la Valdastico a Nord: «Quest'ultima frana - ha spiegato il delegato alle Infrastrutture Claudio Pozza - sta portando pesanti ripercussioni che chissà per quanto tempo ancora produrranno effetti nefasti sui traffici tra Veneto e Trentino e viceversa. Ora non si può più tergiversare e risolvere l'emergenza non basta: si trovi un'intesa tra il Veneto e il Trentino per la Valdastico. Basta con i campanilismi».
La frana di Valbrenta ha ricordato quanto accaduto il 4 novembre lungo la strada provinciale 350 di Folgaria e Valdastico, travolta da un'altra frana poco sopra il comune vicentino di Lastebasse, che aveva bloccato il confine tra Veneto e Trentino per più di un mese.
Tra coloro che guardano con grande apprensione allo stop ai collegamenti tra la Valsugana e il Vicentino c'è Andrea Gottardi, ex presidente della Sezione Trasporti e Logistica di Confindustria. Un quinto dei suoi mezzi pesanti transita per la Valsugana e Gottardi non ha difficoltà a parlare di «disagi pesantissimi» per i camion, «costretti a transitare per Feltre o per Verona a seconda di quale parte del Veneto devono raggiungere», con viaggi più lunghi di almeno un'ora e mezza. Questo comporta ritardi nella consegna delle merci e aumenti dei costi: «Il problema è che con tanti clienti abbiano contratti annuali - prosegue Gottardi - Non possiamo quindi rinegoziare i costi, almeno per ora: speriamo che i lavori per i disgaggi possano concludersi il prima possibile».
Gottardi ricorda anche «il danno per il turismo, legato ad esempio agli sciatori veneti, per i quali è diventato più difficile raggiungere le nostre montagne» e non può che dirsi favorevole alla riapertura del dibattito sulla Valdastico: «Diciamo che il completamento della A31 a Nord dovrebbe essere già stato realizzato. Siamo favorevoli ad un collegamento migliore con il Veneto. Per fortuna non ci sono state vittime provocate dalla frana di Valbrenta: un nostro autista è transitato cinque minuti prima, un altro si è trovato nella coda provocata dalla caduta dei massi».