Opere / Polemica

Diga del Vanoi, la "diffida" del Trentino al Veneto? Mai inviata al Veneto né al governo

Il PD interroga, l’assessore Gottardi risponde, ed è costretto a svelare: mai recapitata.

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di Giorgia Cardini

TRENTO. Ma cosa sta facendo la giunta provinciale a guida leghista? Sta traccheggiando, per non disturbare i compagni di partito veneti? A insinuare il dubbio che sulla Diga del Vanoi l’amministrazione Fugatti si stia muovendo per così dire con troppo tatto, dopo aver fatto fuoco e fiamme con una diffida firmata l’11 luglio, sono due esponenti di spicco del Pd trentino, la deputata Sara Ferrari e il capogruppo in consiglio provinciale Alessio Manica, che ieri hanno inviato una nota a commento della risposta all’interrogazione presentata il 12 aprile scorso dallo stesso Manica.

A firmarla l’assessore all’Urbanistica, Energia e Trasporti Mattia Gottardi il quale rivela che, dopo l’approvazione all’unanimità da parte del consiglio provinciale di Trento della mozione contraria al progetto di sbarramento, avvenuta il 6 febbraio scorso, «non sono intercorse comunicazioni dirette con la giunta della Regione del Veneto. Ciò in quanto non risulta che la Regione abbia intrapreso alcuna azione concreta nemmeno a seguito della bocciatura della mozione di minoranza approdata in consiglio regionale del Veneto il 9 aprile 2024, che chiedeva una rivalutazione sull’opportunità della realizzazione del serbatoio del Vanoi».

Affermazione un po’ azzardata perché in realtà in questi mesi il governatore veneto Luca Zaia ha tirato dritto, sostenendo che «dei benefici dell’invaso per il territorio (della pianura veneta, ndr) non si discute». E solo il 16 luglio, dopo la diffida firmata da Maurizio Fugatti l’11 dello stesso mese, ha concesso: «La diga sul Vanoi avrà un okay o non ce l'avrà in funzione di quello che ci diranno i tecnici. Questo deve essere chiaro a tutti».

Niente marcia indietro politica, quindi, ma eventualmente solo tecnica, per un’opera che deve per altro ancora superare la fase di dibattito pubblico come previsto dalle norme sul Pnrr.

Questa si aprirà in settembre, dopo l’invio nei mesi scorsi a tutti i soggetti ed enti interessati dello studio sulle diverse ipotesi progettuali che però non prevede vere alternative allo sbarramento del torrente Vanoi e alla creazione di un bacino a uso irriguo, idrico ed energetico, sia esso da 20 o da 33 milioni di metri cubi, come spiegato da l’Adige a fine luglio.

La diffida - peraltro - Fugatti non l’ha fatta inviare alla Regione Veneto ma «ai soggetti promotori», scrive ancora Gottardi, ossia al Consorzio di Bonifica Brenta, in seguito all’avvio della fase preliminare al dibattito pubblico previsto dalla legge. L’assessore, sempre rispondendo a Manica, spiega poi che nemmeno la mozione negativa del consiglio provinciale trentino è stata trasmessa al Consiglio regionale del Veneto, perché l’organo non è stato ritenuto una di quelle «sedi programmatorie e di consultazione previste dalla disciplina provinciale e nazionale sulle opere pubbliche» di cui si parlava nella stessa mozione. Cosa singolare, essendo quanto meno il massimo organo politico regionale.

Manco da dire che le ultime parole di Gottardi sul fatto che la giunta provinciale non intende fare altro, dopo la diffida, hanno dato a Manica e Ferrari un’occasione d’oro per accusare l’esecutivo di essersi mosso con «leggerezza, superficialità e una preoccupazione che pare più di facciata che di sostanza».

«Non si spiega poi la mancata trasmissione della mozione votata dal Consiglio provinciale alla Regione Veneto che dimostra come non si voglia alzare la voce con i “vicini” perché esponenti della stessa parte politica», dicono i due Pd. Vicini che invece vanno avanti, mostrando «un’arroganza che dovrebbe far saltare sulla sedia il presidente trentino».

Più di una telefonata a Zaia, insomma, ci starebbe. «Ma la giunta è ad oggi letteralmente non pervenuta».

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