Il lutto

Addio a Claudio Zorzi, un dottore dal grande cuore

Medico di famiglia, aveva 71 anni: si era anche impegnato a favore di chi aveva problemi di alcolismo. Curava sia con la medicina tradizionale che con l'omeopatia

di Andrea Orsolin

ZIANO. «Pellegrino e viandante del creato, con lo sguardo gentile e profondo rivolto a cieli e terre nuove inesplorate, ha saputo prendersi cura delle creature incontrate sul suo cammino infondendo la gioia e la speranza dell'amore».

Bastano queste parole per raccontare la grandezza del dottor Claudio Zorzi e il suo apporto alla val di Fiemme? Probabilmente no, ma quanto scritto sul necrologio che ne annuncia la scomparsa ne è una perfetta sintesi. 

Claudio Zorzi se n'è andato martedì 15 aprile, a pochi giorni dal suo 71° compleanno, e verrà salutato venerdì 18 aprile alle 14 nella cerimonia funebre che avrà luogo nel cimitero di Ziano, paese dove il medico viveva. Ci saranno la moglie Liliana Tibola, i tre figli Tommaso, Simone e Nicolò e i tantissimi che volevano bene al dottor Zorzi, che è andato in pensione nell'agosto 2019, dovendo lasciare il lavoro di medico di base qualche mese prima a causa di una malattia. 

L'ha combattuta per tanti anni, vincendola solo parzialmente, non tanto quanto sarebbe bastato per restare in questo mondo. Una malattia, racconta chi lo conosceva, portata avanti con grandissima dignità, restando attivo e lucido fino all'ultimo giorno.

Fu tra i soci fondatori dell'Associazione medica 2001, nata proprio ad inizio millennio e con sede a Predazzo. Allora riuniva cinque medici della val di Fiemme, coprendo il territorio dell'alta valle, da Predazzo a Tesero. Associazione ancora attiva i cui professionisti all'inizio condividevano solamente i dati dei pazienti, e poi anche un ambulatorio.

«Riteneva che l'associazione potesse creare un servizio migliore per i cittadini e aiutare l'azienda sanitaria a curare malattie in maniera precoce - ricorda la coordinatrice degli ambulatori Paola Dal Sasso - Claudio Zorzi era una persona molto attiva, credeva molto nell'importanza della condivisione umana e dell'associazionismo medico: se lavora solo, una medico resta solo. Ha dato tantissimo alla sanità trentina».

Curava sia con la medicina tradizionale che con l'omeopatia. Ha fatto molto non solo come medico di famiglia, ma anche nella promozione di uno stile di vita sano: non bere, non fumare, passeggiare e alimentare la mente con la cultura.

«Era molto impegnato nei gruppi che aiutano le persone a guarire dall'alcolismo - dice il suo collega, il dottor Giovanni Maffei - Organizzava per i medici di famiglia dei corsi di aggiornamento sull'alcolismo e la sua prevenzione, coordinando gruppi di auto mutuo aiuto. 

La comunità della val di Fiemme e tutto il Trentino deve moltissimo a lui: come persona e come operatore. Ha salvato la vita di tantissime persone».

Era una persona molto curiosa, amava camminare (ha fatto, tra gli altri, il cammino di Santiago de Compostela e la Via Francigena) ed immergersi nella natura. «Entrava nell'intimità delle persone in punta di piedi, era una persona pacata, riflessiva, guardava alla mediazione e mai allo scontro» prosegue Paola Dal Sasso. Faceva parte inoltre del cda della Cooperativa sociale Oltre, la realtà che tra le altre cose gestisce Maso Toffa a Carano.

«Lui è sempre stato un punto di riferimento per tutti noi i medici - conclude il dottor Maffei - Una persona equilibrata e di buon senso. Pensava lentamente, ma dava sempre ottime risposte. Quando diceva qualcosa, lo diceva solamente dopo una profonda riflessione personale. Aveva un'umanità non comune. Riusciva sempre a mettere d'accordo tutti, quando c'erano dei dissapori. Anche in pensione e mentre lottava con la malattia continuava ad assistere le persone che avevano problemi di alcool. Era una persona splendida».