Droga e gestione dei parcheggiatori abusivi, 11 arresti a Napoli

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Blitz della polizia contro il clan Esposito-Nappi, attivo fra Bagnoli e Agnano

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mondo

Turchia, in fiamme albergo in una stazione sciistica: 66 morti e 51 feriti

 Sono 66 le persone che hanno perso la vita a causa di un incendio scoppiato nella notte in un albergo presso una stazione sciistica in Turchia, in provincia di Bolu, nell'Anatolia centrale. Lo ha affermato il ministro dell'Interno, Ali Yerlikaya, aggiornando il bilancio delle vittime e facendo sapere che i feriti sono in tutto 51 persone, riferisce Anadolu.

Uno dei 51 feriti in ospedale si trova in terapia intensiva, ha dichiarato il ministro della Sanità, Kemal Memisoglu, come riferisce Anadolu. E' stata avviata un'inchiesta per determinare le causa dell'incendio, che i vigili del fuoco sono riusciti a domare dopo circa 10 ore. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che "tutte le misure necessarie saranno prese per fare luce su tutti gli aspetti dell'incidente e per assicurare alla giustizia i responsabili", riferisce Anadolu.

L'incendio è scoppiato, per motivi ancora da chiarire, alle 3:27 ora locale (l'1:27 in Italia) all'interno del Gran Kartal Hotel, un albergo di 12 piani con le pareti rivestite in legno presso la stazione sciistica Kartalkaya sulle montagne in provincia di Bolu, nell'Anatolia centrale, circa 150 chilometri a nord ovest della capitale Ankara. Come riferiscono media locali, al momento dell'incendio la struttura ospitava 237 persone e alcune sono morte dopo essersi gettate dalle finestre per sfuggire alla fiamme.

Quattro persone sono state arrestate in relazione all'incendio: Lo ha annunciato il ministro della Giustizia, Yilmaz Tunc, aggiungendo che uno degli arrestati è il proprietario della struttura alberghiera, riferisce Haberturk.

 

italia

Idrogeno, cinque stati firmano continuazione lavori corridoio meridionale

Un gasdotto per portare l'idrogeno verde dal Nordafrica fino all'Austria e alla Germania, passando per l'Italia. Idrogeno pulito prodotto in Algeria e Tunisia con acqua ed energia solare, senza emissioni, e destinato a decarbonizzare le imprese energivore dei tre paesi europei. 

È il Corridoio Sud per l'idrogeno, o South H2, che dovrebbe vedere la luce nel 2030. Se ne parlerà domani mattina a Villa Madama a Roma. Prima ne discuteranno i ministri degli Esteri, Antonio Tajani, e dell'Ambiente e sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, con i rappresentanti dei governi di Algeria, Tunisia, Germania, Austria, Svizzera e Unione europea. Al termine della ministeriale, verrà firmata una dichiarazione congiunta.

Subito dopo, sempre a Villa Madama, Tajani e Pichetto illustreranno il progetto a un forum con gli imprenditori. Il gasdotto sarà lungo 3.300 chilometri. Il tratto italiano sarà il più importante, di 2.300 chilometri, da Mazara del Vallo a Tarvisio, attraverso la dorsale tirrenica. Per il 70% adatterà all'idrogeno la rete del gas esistente, per il resto sarà costruito ex novo. Il problema con l'idrogeno è che non può viaggiare sugli stessi tubi del metano: è una molecola molto piccola e tende a fuoriuscire. Per trasportarlo, servono tubi di acciaio speciale. La cosa positiva è che possono essere usati anche per il metano.

A realizzare il South H2 saranno l'italiana Snam, le austriache Trans Austria Gasleitung (Tag) e Gas Connect Austria (Gca), la tedesca Bayernets. Il nuovo collegamento utilizzerà il tubo già esistente fra Tunisia e Italia, il Transmed. Potrà trasportare 4 milioni di tonnellate all'anno e potrà contribuire per il 40% al raggiungimento dell'obiettivo sull'idrogeno del piano europeo per la transizione energetica, il RePowerEu. L'infrastruttura dovrà entrare in esercizio entro il primo gennaio 2030.

L'idrogeno brucia e genera calore come il metano, ma emette vapore acqueo invece di anidride carbonica. Può quindi sostituire il gas in quelle produzioni industriali che non possono essere elettrificate perché richiedono troppa energia (acciaierie, vetrerie, cartiere, ceramica). Perché l'idrogeno decarbonizzi davvero, deve però essere verde, cioè prodotto attraverso elettrolisi dell'acqua, utilizzando energia da fonti rinnovabili. Questo processo potrebbe avvenire in Nordafrica, dove c'è abbondanza di energia solare. Il South H2 servirebbe a portare questo idrogeno verde dove ce n'è bisogno, ovvero alle industrie di Italia, Austria e Germania.