Rifiuti: tariffe e pendolari, che fare?

Rifiuti: tariffe e pendolari, che fare?

di Franco De Battaglia

Caro De Battaglia, mi sembra opportuno ricordare alcune questioni che riguardano la gestione dei rifiuti della nostra città, Trento. Ricordo brevemente che nel lontano 2006/7, epoca in cui da assessore all'ambiente diedi il via al piano di riorganizzazione della gestione rifiuti, il cosiddetto «porta a porta» tra mille difficoltà, contrarietà di schieramenti e la scarsa fiducia che la politica di allora aveva nei cittadini (non avrebbero mai «ubbidito»a mettere fuori casa i rifiuti). Il piano prevedeva un iniziale e giustificato aumento delle tariffe (5-8%) per gli inevitabili costi aggiuntivi dovuti alle spese di informazione, gli acquisti e la consegna di migliaia di contenitori ecc. Dopodiché si auspicava che, aumentando la percentuale di raccolta differenziata e i conseguenti ricavi dalle materie riciclate (vetro, metalli, carta) sarebbe stato possibile ottenere una progressiva riduzione delle tariffe.

Da notare inoltre che, da dati forniti dalla Provincia non aggiornati sui conferimenti in discarica a Ischia Podetti e risalenti al 2010, la raccolta differenziata consentì un minor conferimento in discarica di 36.599 tonnellate che fece risparmiare oltre 4 milioni di euro alle casse del gestore. Su una nota pervenutami in questi giorni da Amnu, la società che gestisce i rifiuti in Valsugana e non solo, leggo che «le tariffe hanno beneficiato di una riduzione complessiva di 914.942 euro grazie agli incassi derivanti dai rifiuti raccolti in modo differenziato».

A quando Trento signor sindaco?

Aldo Pompermaier


L'auspicio è che il sindaco Andreatta risponda a questa richiesta, che è anche un invito a proseguire la strada intrapresa, migliorandola. I risultati della raccolta differenziata (che nel capoluogo ha superato l'80 per cento) sono un vanto del Trentino, una misura della civiltà degli abitanti e dell'organizzazione sociale delle istituzioni. La raccolta costa, certo, ma i risparmi effettuati sono ancora maggiori, senza dire che è stata evitata la costruzione, dannosa, del mega-inceneritore. 

Aldo Pompermaier, il più deciso promotore del «porta a porta», ricorda questa dimensione, richiamando il Comune a rivedere un po' i conti delle tariffe (cosa giusta e opportuna, perché il servizio non venga percepito come una gabella) ma avverte allo stesso tempo come questo sia il momento di fare il punto della situazione,aggiornando metodi e prassi della raccolta.

I risultati della differenziata, come ogni conquista sociale, non possono infatti essere presi per definitivi, anche le insegne anche più prestigiose vanno di tanto in tanto lucidate, i comportamenti virtuosi vanno rimotivati. È il caso della «differenziata» a Trento. Il servizio è ottimo, e un grazie va subito detto agli addetti dell'igiene urbana, che con i loro camion compiono spesso manovre impossibili per raccogliere i bidoni e ovviare alla maleducazione di automobilisti e cittadini (auto in doppia fila, sacchetti confusi ?). I centri di raccolta sono disponibili ed efficienti, chi se ne serve viene accolto da personale gentile.

È forse però giunto il momento che in alcuni condomini «difficili» l'opera di ecovolontari venga incentivata, e di riconoscere che ormai esiste una fascia di mobilità che sfugge alle classificazioni del porta a porta. Anche il Trentino è sempre più una terra di pendolari, dove si risiede in un luogo e si producono rifiuti in un altro. Ecco allora i sacchetti gettati nelle scarpate, ecco i turisti (5 milioni all'anno su 500 mila residenti) che non sanno dove deporre i loro scarti e «si arrangiano». In molti casi si tratta di inciviltà, e questa va repressa, in altri di avidità, per non pagare i pedaggi della tassa, ma esistono anche dimensioni che andrebbero affrontate pragmaticamente, consentendo raccolte collettive: i turisti, i ciclisti ? le chiavette si perdono facilmente ?

Nello stesso cimitero non esiste ancora una differenziata: l'«organico» dei fiori appassiti e i vasi di plastica finiscono tutti nello stesso bidone. Occorre poi riprendere una campagna di informazione per precisare a quale categoria i rifiuti appartengono. Su alcuni prodotti la confusione resta grande: la stagnola dei cioccolatini, lo spazzolino da denti ? e un piatto rotto, perché deve andare nel residuo? Molti produttori e venditori continuano a remare contro e su certe confezioni andrebbe imposta una tassazione aggiuntiva: perché, ad esempio, vendere il pane in sacchetti misti plastica-carta? Molti lo fanno, ma non ci si può attendere che tutti, per ogni panino, stacchino laboriosamente il foglio di plastica dalla carta. Come per gli sprechi (altro tema da riprendere) anche in questo caso i supermercati vanno richiamati a fare la loro parte. È certo tempo di fare il punto sulla situazione: prendere atto dei risparmi fatti, ridefinire il servizio e incentivare i cittadini virtuosi.

fdebattaglia@katamail.com

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