Telecamere in azienda: presentate 500 domande Sicurezza in Trentino, commercianti preoccupati
Circa 400.000 euro di investimento per la connessione tra le forze dell’ordine e la rete di videosorveglianza pubblica provinciale e una cifra di poco superiore al milione di euro per riuscire a incrementare il numero di telecamere sul territorio provinciale.
È questa la stima dei costi che stanno facendo in seno alla Provincia per coprire da un lato il collegamento con i sistemi delle centrali operative delle forze dell’ordine, dall’altro per portare da 1.100 a 2.000 le telecamere degli enti locali e delle realtà pubbliche presenti in Trentino.
«Stiamo lavorando sulla connessione - spiega Alessandro Zorer, numero uno operativo di Trentino Network - in modo tale che le forze dell’ordine non debbano più fare una richiesta per ottenere le immagini della videosorveglianza provinciale, come accade oggi, ma possano, invece, accedere in automatico a ciò che viene registrato».
Sull’altro fronte, quello dell’aumento delle telecamere, la cifra finale da spendere per le 900 apparecchiature aggiuntive che si intende mettere in campo dipenderà da diversi fattori.
Se il costo della telecamere professionale non è elevatissimo, e vale tra i 200 e i 300 euro, occorre però poi considerare la spesa relativa all’installazione e ai sistemi di alimentazione delle telecamere. Il costo, in questo caso, è determinato sia dal tipo di lavori che devono essere compiuti per il collegamento della telecamera e la sua installazione, ma anche dal tipo di alimentazione che deve essere assicurata e che, in condizioni climatiche difficili come quelle di sistemi di videosorveglianza all’aperto, richiede apparecchiature con un costo maggiore.
Fin qui le spese dell'ente pubblico. Nell'articolo qui sotto il racconto di cosa succede nel settore privato.
Le aziende trentine, in particolare alberghi, bar, ristoranti e negozi, continuano a cercare strumenti per aumentare la propria sicurezza, in particolare per quanto riguarda la tutela da possibili incursioni esterne indesiderate (furti, vandalismi e così via).
Lo testimonia l’attività della Provincia nell’autorizzare l’installazione di sistemi di videosorveglianza alle imprese che, motivatamente, ne fanno richiesta.
Dal 2014 al 2016 le richieste di autorizzazione arrivate alla Provincia, in particolare al Servizio lavoro, sono state quasi 500. E dai negozi sono arrivate oltre 200 domande, pari al 40,5%. Considerando anche bar, ristoranti e alberghi si sale al 63%.
Le domande delle imprese alla Provincia sono poi solo uno dei canali che consente all’azienda che abbia dei dipendenti e una rappresentanza sindacale di poter installare delle telecamere. L’altra via è quella dell’accordo sindacale, appunto, che deve però prevedere, come presupposto che ci sia una rappresentanza interna e che si arrivi a un accordo.
I numeri che arrivano dalla Provincia, dunque, non esauriscono tutti i numeri delle telecamere installate dalle aziende. Gli impianti autorizzati sono dunque di più di quelli che passano per l’iter della Provincia. Tre le motivazioni specificamente previste dalla legge per poter installare la videosorveglianza: la tutela del patrimonio, la sicurezza del lavoro e esigenze organizzative.
Nel 2014, secondo i dati della Provincia, sono state 167 le domande presentate, nel 2015 la cifra è stata identica, mentre nel 2016 si è scesi a 157. La maggior parte delle richieste di installare la videosorveglianza nelle aziende deriva da pubblici esercizi, alberghi e negozi.
In particolare, se si guarda ai tre anni che vanno dal 2014 al 2016, ecco il dettaglio delle richieste per le tre categorie di imprese. Tre anni fa, nel 2014, pubblici esercizi e alberghi hanno presentato 43 domande, mentre dal commercio sono arrivate altre 58 domande per un totale di 101 domande su 167.
Nel 2015 si è passati a 28 domande di autorizzazioni delle telecamere da parte di alberghi e pubblici esercizi e a 83 domande da parte dei negozi, per un totale di 111 domande su 167 domande. Nel 2016, infine, 41 le domande da pubblici esercizi e alberghi e 58 da parte dei negozi, per un totale di 99 domande su 157 richieste complessive di autorizzazioni. In totale, nei tre anni, su 491 domande, il 63% pari a 311 richieste è arrivata da pubblici esercizi, alberghi e negozi.
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