Primo maggio all'insegna dei lavoratori in prima linea
Un primo maggio decisamente diverso ai tempi del coronavirus.
Stamane, nel piazzale dell’ospedale Santa Chiara, a distanza di sicurezza interpersonale, a celebrarlo all’insegna dell’impegno dei lavoratori in prima linea, si è ritrovata una quarantina di persone tra sindacalisti, rappresentanti delle professioni sanitarie, operatori dei media e una piccola delegazione di studenti universitari che hanno raccolto fondi per l’ospedale. Le tre bandiere dei sindacati confederali e quella dell’Europa a fare da sfondo a un microfono senza palco, dal quale l’affondo più duro è stato pronunciato dal presidente dell’ordine dei medici del Trentino, Marco Ioppi: «Non è un momento di festa ma di lutto, per i tanti medici caduti sul campo nell’emergenza sanitaria: 153 in Italia». Ioppi ha ricordato la dottoressa Gaetana Trimarchi, attiva in Val di Fassa, l’unico medico trentino che ha perso la vita nelle ultime settimane per contagio da coronavirus: «Chiamare adesso eroe chi è morto svolgendo il suo lavoro in sanità è un’offesa. Noi medici siamo stati testimoni di una generosità ammirevole di tanti nostri colleghi, mandati allo sbaraglio, a mani nude contro un nemico invisibile come il virus».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Daniel Pedrotti, presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche: «Il diritto al lavoro è diritto alla sicurezza. All’inizio non c’erano tamponi per i sanitari, né adeguate protezioni. In Italia abbiamo 8.800 infermieri contagiati e un centinaio in Trentino, ma i numeri sono sottostimati e per le Rsa, dove c’è stato un dramma nel dramma, i dati non sono certi. La fase 2 sarà critica e piena di incognite. Dovremo anticipare gli eventi e servirà un forte investimento nella medicina territoriale, che è educativa, preventiva, di prossimità e utile alle cronicità. Dovremo rinforzare la telemedicina e ripensare il modello delle Rsa».
Sono stati ringraziati anche i lavoratori di altre 19 professioni sanitarie tecniche (dai tecnici di radiologia a quelli di laboratorio e della prevenzione, ai fisioterapisti, agli assistenti sanitari e educatori), rappresentati dal loro presidente Michele Calliari. La vicepresidente delle ostetriche, Serena Migno, ha ricordato come le sue oltre 200 colleghe non abbiano mai lasciato sole le donne in gravidanza nemmeno in questi due mesi difficili, mentre la presidente degli psicologi (un migliaio in Trentino), Roberta Bommassar, ha sottolineato che dall’emergenza sanitaria di questi ultimi due pesanti mesi abbiamo capito che anche di chi cura bisogna prendersi cura.
C’erano anche i farmacisti (13 morti per Covid in Italia), con il presidente trentino dell’ordine, Bruno Bizzaro, a ricordare il servizio costante alla popolazione e la necessità di mantenere ancora alta l’attenzione rispetto ai contagi.
Edoardo Meneghini, 22 anni, roveretano, studente di informatica e rappresentante degli studenti, ha portato alcune brevi riflessioni di alcune delle 8.000 persone che grazie alle sottoscrizioni online promosse dai rappresentanti degli studenti dell’Università di Trento hanno permesso di raccogliere ben 340.000 euro per nuove attrezzature e ventilatori per l’Ospedale di Trento. Non sono mancati gli interventi di ringraziamento dell’assessora alla salute Stefania Segnana e del direttore dell’Apss Paolo Bordon e i saluti dei segretari provinciali della Uil Walter Alotti, della Cgil Andrea Grosselli e della Cisl Michele Bezzi.