Progetto di inceneritore: 17 associazioni chiedono alla Provincia una moratoria di 5 anni
Incontro con il presidente Walter Kaswalder e cinque consiglieri per illustrare le proposte alternative a un nuovo impianto, che si basano su riduzione dei rifiuti prosotti, aumento del riciclo, bonifica delle discariche
CONTRARI "Inquinamento dannoso per ambiente e salute"
PROVINCIA La giunta non arretra: termovalorizzatore al più presto
DUBBIO Resta da stabilire il luogo che dovrebbe ospitarlo
TRENTO. Cinque anni di moratoria sulla scelta di costruire un inceneritore.
Li hanno chiesti i rappresentanti di 17 associazioni ambientaliste trentine durante un incontro con il presidente Walter Kaswalder e cinque consiglieri provinciali (Dalpalù, Degasperi, Manica, Rossato e Zanella).
Già nei mesi scorsi le associazioni avevano presentato, anche in conferenza stampa, le loro proposte alternative per la gestione del ciclo senza mega impianti di combustione e lavorando di più sulla riduzione dei rifiuti prodotti e sull'aumento del riciclo.
Ai cittadini viene chiesto di ridurre la quantità di rifiuti prodotti, raggiungendo "entro cinque anni i livelli di produzione dei rifiuti urbani dei cittadini della Val di Sole", e aumentare la raccolta differenziata, arrivando ai numeri della val di Fiemme (85%).
All'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (Appa) si domanda invece di aumentare le tipologie di prodotto da riciclare. "In prima battuta - avevano spiegato le associazioni - si tratterebbe di riprendere quanto era già previsto nel quarto aggiornamento del 2014, intervenire prioritariamente nel riciclo dei tessili sanitari, componente che pesa per circa 20.000 tonnellate all'anno". Le associazioni chiedono di raggiungere un riciclo di questi materiali di "almeno il 50% di queste quantità portando a residuo, anche con una campagna di utilizzo di prodotti riciclabili, meno di 8.000 tonnellate all'anno".
Nell'audizione di oggi, a domanda di Kaswalder sulla situazione limite di Ischia Podetti (che fare dell'enorme montagna di rifiuti, vicina tra l'altro al corso del fiume dell'Adige?) il coordinatore Pietro Zanotti ha risposto che purtroppo c'è stato negli ultimi anni un utilizzo eccessivo del sito, che ha generato l'oggettivo stato di emergenza attuale.
Gli ambientalisti suggeriscono di credere nelle bonifiche, sull'esempio di quella in corso alla Maza di Arco, dove si prevede di compattare e ridurre a un terzo il volume di rifiuti stoccato a mezza costa.
Per quanto riguarda i costi dell'inceneritore si parla di 154 milioni di euro, per un impianto che ragionevolmente non avrà da "digerire" più di 60 mila tonnellate all'anno di rifiuto, hanno sottolineato le associazioni.
Un'enormità evitabile - hanno ribadito - tenendo conto tra l'altro che prevedere 24 milioni l'anno di ricavi dell'impianto cozza contro il dato bolzanino (11 milioni l'anno con ben 125 mila tonnellate di rifiuti annui trattati).
Con Zanotti erano presenti all'incontro con i consiglieri Giuliana Speranza di Legambiente, Franco Tessadri di Mountain Wilderness e Mauro Nones di Pan Eppaa, sempre a rappresentare il più ampio tavolo di coordina-mento.
Li ha ringraziati il consigliere Manica, che ha espresso in ogni caso una preferenza per l'opzione di piccoli gassificatori rispetto a quella del grande termovalorizzatore.
[nella foto, l'inceneritore di Bolzano]