Ambiente / Il caso

Trento nord e veleni nei terreni, i comitati critici: «Debole la catena dei controlli»

Gli attivisti richiamano i servizi pubblici a un ruolo più incisivo sul pericolo rappresentato non solo dalle aree ex Sloi e Carbochimica di proprietà privata su cui si deve vigilare il pubblico. La rete è rimasta storicamente impigliata tra competenze incrociate, Comune, Provincia, ministero dell'Ambiente, Appa eccetera

ROGGE Bonifica, il cantiere vicino alle case preoccupa i residenti a Cristo Re
ALLARME Bypass a Trento Nord, inquinanti nelle acque sotterranee
IL PUNTO Non solo Sloi: decenni di inquinamento dalle fabbriche di Trento
INCHIESTA La storia della Sloi: tutto ciò che bisogna sapere

TRENTO. La storia di Trento nord e dei veleni lasciati in dote da una stagione imprenditoriale priva di vincoli e forse anche di scrupoli, non nasce oggi. Le rogge sono un minimo dettaglio di un più ampio problema, che passa dai Sin di ex Sloi e Carbochimica: terreni di proprietà privata su cui deve vigilare il pubblico. Uno scenario che non nasce oggi e viene da lontano e incrocia molte amministrazioni di diverso colore.

Ma una storia in cui, questo denunciano gli attivisti, la rete dei controlli dell'ente pubblico ha funzionato poco o non abbastanza, impigliata tra competenze incrociate, Comune, Provincia, ministero dell'Ambiente, Appa. Quanto al Comune di Trento, osservano i comitati, «dopo un primo periodo di interessamento, il Comune di Trento approfitta del passaggio delle competenze, dalla Provincia al ministero dell' Ambiente, relativamente ai siti di interesse nazionale (Sin), per cambiare atteggiamento verso l'inquinamento di quelle aree».

Palazzo Thun rivendica, osservano di non avere competenza, perché è subentrato il ministero.

«La "non competenza" è stata inoltre, per anni, la scusa per non emettere nessuna "ordinanza di messa in sicurezza provvisoria" neppure per le aree che non fanno parte del Sin, tanto che il Consiglio di Stato, con sentenza del 3 giugno 2024, ha condannato il Comune ad emettere entro 90 giorni una ordinanza nei confronti dei proprietari dell'area Sequenza, che fin dal 2014 (in verità fin dal 1996) risulta inquinata da piombo dietile e trietile (prodotti dal dilavamento in acqua del piombo tetraetile che veniva prodotto sul confinate terreno ex Sloi). Di ben altra celerità è stato capace invece il Comune di Trento relativamente del Piano Guida proposto da Podini».

Poi c'è Appa, responsabile secondo i comitati di «una politica all'insegna della minimizzazione dei pericoli, di piezometri distrutti e mai ripristinati, della scarsa qualità delle analisi scientifiche». Di Appa si contestano anche i dati pubblicati sull'inquinamento di Trento nord, che presenterebbero «gravi lacune metodologiche, tenuto conto che, in una materia come questa, il principio di precauzione (e le difficoltà nelle misurazioni) vorrebbe che ad essi sia accompagnata una forchetta di errore che invece Appa non pubblica ne fa conoscere».

L'Azienda sanitaria, chiamata in causa per i lavori del bypass, per una valutazione circa eventuali rischi per i lavoratori e la popolazione, prima ha negato la possibilità di rischi: «Nell'assemblea di Cristo Re - denunciano i comitati - il dottor Pizzo ha di fatto smentito il parere del 2022, ammettendo pericoli per la popolazione e parlando di piano in fase di predisposizione. Fatto sta che il 3 marzo 2023 i lavori di realizzazione della circonvallazione sono iniziati ma del piano non risulta esserci neppure l'ombra».

Poi c'è, osservano, Apop (l'Agenzia per le opere pubbliche), che si occupa del cantiere delle rogge, con modalità contestate perché «i sistemi di confinamento delle lavorazioni funzionano solo parzialmente». Quella bonifica doveva essere conclusa all'avvio dei lavori del bypass ferroviario, ma così certo non è.Infine la Provincia, di cui «la nuova assessora competente non conosce neppure il tragitto dell'opera». «L'unica grande opera di cui la città ha bisogno - concludono - la messa in sicurezza dei territori».

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