Boom delle bollicine trentine: ottimo +11,5%
L'anno scorso sul mercato 7.300.000 bottiglie. Fatturato a 80 milioni, un quinto va all'estero
L'anno scorso nei ristoranti, nei supermercati e sulle tavole degli italiani e anche di diversi Paesi esteri sono arrivate 7 milioni 300 mila bottiglie di Trentodoc, lo spumante trentino metodo classico. Rispetto al 2014, le vendite di bollicine trentine sono aumentate del 5% in volume ma di oltre l'11% in valore. Il fatturato complessivo si avvicina così agli 80 milioni di euro. L'export è pari al 22% del giro d'affari e corrisponde a quasi 1 milione e mezzo di bottiglie commercializzate dall'Europa al Giappone, dalla Russia agli Stati Uniti. È questo il biglietto da visita con cui le bollicine di montagna si presentano, insieme a tutto il distretto del vino tentino, a Vinitaly 2016, la fiera internazionale del settore in programma da domenica 10 a mercoledì 13 aprile alla Fiera di Verona.
L'andamento di mercato dello spumante Trentodoc ne fa la locomotiva del vino trentino, che l'anno scorso è cresciuto sì ma solo, secondo le prime stime, del 2%. Un incremento di fatturato che sale al 5% se consideriamo il consolidamento delle acquisizioni della tedesca Kessler da parte di Cavit e della veneta Bisol da parte di Cantine Ferrari, guarda caso entrambe case spumantistiche.
Secondo i dati elaborati dall'Istituto Trento Doc e forniti dai 43 produttori, nel 2015 le bottiglie di Trentodoc commercializzate sono state oltre 7,3 milioni, in crescita del 4,5% in volume e dell'11,5% come fatturato rispetto all'anno precedente. «C'è una tendenza a valorizzare maggiormente il Trentodoc - spiega il presidente dell'Istituto Enrico Zanoni - Sono state vendute più bottiglie di millesimati e di riserve, perciò il fatturato è aumentato più dei volumi. Il prezzo medio per bottiglia è in crescita». Dai circa 10 euro del 2014 si è saliti a quasi 11, per la precisione 10,87 euro.
L'export di spumanti trentini è cresciuto in modo meno accentuato ma arriva ormai ad una quota del 22% sul giro d'affari complessivo. All'estero vanno oltre 1,4 milioni di bottiglie, ormai nel metodo classico è un testa a testa col Franciacorta, che l'anno scorso ha esportato più o meno lo stesso numero di bottiglie. Le vendite, trainate soprattutto dai marchi più noti, Ferrari, Rotari, Cesarini Sforza, Altemasi, vanno bene in Giappone, in Nord Europa e, con qualche problema in più, in Russia. Meno brillanti Germania e Stati Uniti.
Le bollicine sono la locomotiva del vino italiano anche a livello nazionale. Secondo l'Osservatorio economico dei vini effervescenti di Giampietro Comolli , nel 2015 la produzione nazionale di spumanti, non solo metodo classico, è stata di 520 milioni di bottiglie, per un valore all'origine di 1,352 miliardi e un giro d'affari di 3,5 miliardi. La crescita record è del 17% in volumi e del 14% in valore all'origine. Sul totale, sono andate all'estero 373 milioni di bottiglie, pari al 72% del totale, per un giro d'affari di 2,573 miliardi. Tre quarti dell'export li fa il Prosecco, sia doc che superiore (docg).