Crack Mercatone Uno, busta paga da 30 euro Cassa integrazione, pochi soldi ai lavoratori Gennaio-aprile, in Trentino persi 330 posti
I più fortunati, si fa per dire, hanno ricevuto una busta paga di 60 euro. Ma c'è chi ha avuto solo 30 euro. È la prima erogazione della cassa integrazione straordinaria ai 30 addetti del negozio Mercatone Uno di San Michele all'Adige e ai 1.800 della catena in tutta Italia. Certo, si riferisce solo agli ultimi sei giorni di maggio, perché la cassa è scattata dal 24 maggio, giorno in cui l'acquirente Shernon Holding è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Milano. Ma la cassa di giugno, che deve ancora arrivare, non supererà i 400 euro. È solo la punta dell'iceberg dell'allarme occupazione e, soprattutto, dell'emergenza salari in Trentino. Ieri il tentativo di mediazione della Provincia sull'appalto del portierato dell'Università non è andato a buon fine. Dopodomani, lunedì, è confermato lo sciopero dei 54 addetti contro i tagli agli stipendi. E gli ultimi dati dell'Agenzia del Lavoro, riferiti al primo quadrimestre 2019, registrano 540 assunzioni in meno e soprattutto una perdita di posti di lavoro di 332 unità rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Il Ministero non risponde.
«La cassa integrazione dei lavoratori e delle lavoratrici di Mercatone Uno è da fame - afferma Alessandro Stella della Filcams Cgil - Il motivo è che l'amministrazione straordinaria, a cui è stata retrocessa l'azienda dopo il fallimento di Shernon Holding, ha preso a riferimento gli orari ridotti dell'ultimo anno». I sindacati hanno chiesto la messa in mora delle controparti ai sensi dell'articolo 2119 del codice civile: «Chiediamo che per la cassa integrazione vengano applicati i vecchi orari a tempo pieno - sottolinea Stella - Abbiamo chiesto un tavolo permanente al Ministero del Lavoro ma non è arrivata risposta».
La protesta e la trattativa.
Non è servito ad avvicinare le posizioni né a trovare un accordo l'incontro di ieri mattina tra sindacati, Provincia, per la quale c'erano gli assessori provinciali Achille Spinelli e Mirko Bisesti , il direttore generale Paolo Nicoletti , il dirigente del personale Luca Comper e i vertici dell'Agenzia per gli appalti, l'associazione temporanea d'impresa Rear-Miorelli e Confindustria Trento sul futuro dei 54 lavoratori delle portinerie universitarie. L'azienda ha messo su tavolo qualche proposta, uno scatto di anzianità e qualcosa sul welfare, ritenuta ancora largamente insufficiente dalle organizzazioni sindacali. Per questa ragione Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti hanno confermato lo sciopero di lunedì con presidio davanti alla Facoltà di Sociologia dalle 9 alle 12, nonostante la richiesta di Piazza Dante di ritirarlo mentre è in corso la trattativa e i paletti dell'Università sull'astensione dal lavoro di un servizio essenziale.
Sempre ieri i lavoratori hanno firmato il nuovo contratto, per mantenere il posto di lavoro. Ma si tratta di un contratto con stipendi tagliati fino al 40% rispetto agli attuali (vedi sotto). Lunedì alle 14,30 è convocata una nuova riunione urgente tra le parti sempre in Provincia. «Rear-Miorelli persevera nel non voler riconoscere ai lavoratori le condizioni economiche e normative attuali - spiegano Roland Caramelle e Francesca Delai della Filcams Cgil - Ma questi addetti faranno lo stesso lavoro di oggi e non si capisce per quale ragione da un giorno all'altro devono essere pagati molto meno e accettare condizioni peggiorative sul piano normativo». I sindacati puntano il dito anche contro la legge provinciale che non tutela a sufficienza i lavoratori nei cambi appalto. «Gli assessori hanno preso atto della necessità di chiarire l'interpretazione della clausola sociale - dice Delai - Altrimenti con i prossimi importanti cambi appalto rischiamo un vero e proprio bagno di sangue per i lavoratori». Sullo sfondo resta l'assordante silenzio dell'Università. «In questi giorni abbiamo ricevuto molti attestati di solidarietà da lavoratori e professori dell'Ateneo, ma nessuna presa di posizione ufficiale».
La Pasqua non basta.
Ad aprile, dice l'Agenzia del Lavoro nel suo ultimo rapporto, la domanda di lavoro delle imprese trentine, grazie anche alle festività pasquali, torna a crescere (+14,5%). Ma nei primi quattro mesi del 2019 la dinamica è negativa. Tra gennaio e aprile le assunzioni sono pari a 38.455, in calo di 540 unità (-1,4%) rispetto allo stesso periodo del 2018. Le cessazioni dal lavoro, per licenziamento, pensionamento o altri motivi di uscita, sono invece 43.002. Il saldo è negativo, ma questo è normale alla fine della stagione invernale. Il problema è che è peggiore dell'anno scorso di 332 unità: questi sono i posti di lavoro persi. Vanno male sia il terziario (-204) che l'industria (-166) e le costruzioni (-120). Unica eccezione positiva, l'agricoltura (+186). Prosegue invece l'aumento dei rapporti di lavoro in forma stabile: +32,4% pari al 12,2% di tutte le assunzioni.