Troppe piogge per l'uva produzione in calo del 25%
Botrite, peronospora, marciume acido: per colpa del «diluvio universale» di quest'estate i grappoli di uva hanno subito gravissimi danni e i contadini trentini hanno perso il 25% del raccolto. Fortunatamente l'accurata cernita durante la vendemmia e i trattamenti effettuati una volta in cantina hanno salvato la produzione vinicola in questo anno difficile.
La Fondazione Edmund Mach ha organizzato la settima giornata tecnica della vite e del vino, un momento di riflessione dedicato agli operatori del settore, utile anche per aggiornare gli agricoltori sui nuovi obblighi di legge in materia di prodotti fitosanitari. I dati messi sul tavolo dagli esperti sono tutt'altro che positivi. Il punto di partenza per capire l'andamento della vendemmia 2014 è l'abbondanza delle precipitazioni: nei mesi estivi a S.Michele sono caduti 430 millimetri di pioggia, addirittura 500 nel basso Trentino. In totale, ad oggi, sul fondovalle si sono depositati 1.600 millimetri di acqua piovana. La prima conseguenza per le piante di vite è stato l'attacco di peronospora, botrite e marciume acido; in secondo luogo, le temperature basse hanno rallentato la maturazione. Come se ciò non bastasse, i grappoli sono stati aggrediti dai giallumi.
Contro flagelli di questa portata i contadini hanno potuto fare ben poco, ma gli va reso il merito, hanno spiegato i tecnici della Fondazione, di aver effettuato una selezione accurata dei chicchi da consegnare alle cantine, evitando così che funghi e batteri contagiassero tutti i conferimenti.
Nel 2014 in totale sono stati raccolti 1.025 milioni di quintali d'uva, contro i 1.366 milioni dell'anno precedente. Più di 300 mila quintali di differenza che, ovviamente, incidono sulla resa dei terreni, crollata a 120-125 quintali per ettaro contro i 160 delle annate normali. «I conti si faranno il prossimo anno, ma ovviamente le aziende dovranno fronteggiare una minore redditività», spiega Maurizio Bottura , responsabile dell'unità viticoltura del Centro di trasferimento tecnologico. La zona più danneggiata è la Vallagarina, dove le varietà più precoci, soprattutto il Pinot grigio, il Pinot nero e lo Chardonnay, solo in agosto, hanno dovuto sopportare 200 millimetri di pioggia, contro i 90 di S.Michele. «Gli attacchi di botrite avvengono una o due volte ogni dieci anni; da noi non si vedevano dal 2007», aggiunge il tecnico.
Nonostante la vendemmia sventurata, il vino prodotto è comunque di buona qualità. «Per evitare che il marciume compromettesse tutti i filari non si è potuto attendere la completa maturazione dell'uva, così in cantina è arrivato un prodotto con Ph più basso e più acido molico. Questi "difetti" sono stati poi corretti durante la fermentazione con l'aggiunta di mosti concentrati», sottolinea Luciano Groff , chimico della Fondazione. Ai numerosi viticoltori presenti nell'aula magna di S.Michele ieri sono state spiegate anche alcune novità sull'utilizzo dei prodotti fitosanitari, introdotte con il Piano d'azione nazionale (Pan). Entro novembre 2015 il patentino per la distribuzione di pesticidi sarà obbligatorio per tutti gli agrofarmaci, indipendentemente dal loro grado di tossicità. Inoltre, limiti più severi contro il fenomeno della deriva saranno applicati in prossimità dei luoghi sensibili.