Nel Parco Adamello Brenta cacciatori in motoslitta
Provate a immaginare: nella quiete del paesaggio innevato in quota, in una delle vallette del Parco naturale Adamello Brenta, il crepitio del rumore assillante di una motoslitta. Poi, uno sparo. E il cacciatore che se ne torna a valle con la carcassa della preda caricata sul mezzo a motore. Non sarà così, frena il presidente Antonio Caola
Provate a immaginare: nella quiete del paesaggio innevato in quota, in una delle vallette del Parco naturale Adamello Brenta, il crepitio del rumore assillante di una motoslitta. Poi, uno sparo. E il cacciatore che se ne torna a valle con la carcassa della preda caricata sul mezzo a motore. Ad una prima lettura delle norme di attuazione del nuovo Piano del Parco, licenziato dal comitato di gestione lo scorso giugno e ora in attesa dell'approvazione definitiva della giunta provinciale, lo scenario appare realistico. «Ma così non è» mette subito le mani avanti il presidente dell'ente Parco, Antonio Caola.
A sollevare la questione del «via libera delle motoslitte nel Parco» - il «grimaldello» l'ha definito - è l'ambientalista Alessandro Ghezzer , nel suo blog. In effetti, nelle norme di attuazione in vigore (Variante 2009 al Piano del Parco), alla voce «Divieti di carattere generale» si prevede, in casi ben individuati, l'impiego di motoslitte e di gatti delle nevi al di fuori delle piste e delle aree innevate necessarie per la l'esercizio sportivo dello sci: permessi per attività di studio e ricerca, per l'accesso dei gestori a esercizi pubblici e rifugi, escludendo il trasporto della clientela, per la battitura di percorsi escursionistici, etc. Nessun cenno, però, alla caccia.
Il nuovo piano, invece, prevede l'impiego di motoslitte, di gatti delle nevi e mezzi cingolati similari anche, in primo luogo, «per attività di foraggiamento per esigenze venatorie nei siti e nelle modalità individuati dalla normativa di riferimento e previa comunicazione al Parco», con esclusione delle strade forestali ad esclusivo servizio del bosco; in secondo lugo, «per l'esercizio dell'attività venatoria degli aventi diritto come definiti dal presente Piano, solamente previo il deposito della denuncia di uscita o altro titolo certificante».
Dunque, semaforo verde ai cacciatori in motoslitta?
«No, lo escludo nel modo più assoluto» risponde il presidente del Parco, Antonio Caola.
Nelle norme di attuazione si fa però esplicito riferimento, oltre che all'attività di foraggiamento per esigenze venatorie, anche all'esercizio dell'attività venatoria con impiego della motoslitta.
«Ma non è da intendere come apertura alla caccia con la motoslitta, lo posso assicurare».
E come va «letta», quindi, la nuova norma?
«Il cammino per predisporre il nuovo Piano del Parco è stato lungo: oltre un anno di confronti con il territorio. Tra le osservazioni, è arrivata anche la richiesta dei cacciatori di poter utilizzare le motoslitte per il foraggiamento, attività che in inverni innevati come quello passato è stata indispensabile, e per il recupero della selvaggina. Tutto qui. Immagino che sarà una cosa teorica: sono pochissinìmi i cacciatori muniti di motoslitta, e quando c'è la neve la stagione della caccia è praticamente chiusa. Immagino, se ci sarà, un impiego per la caccia di selezione in primavera... E l'attività è sotto controllo, c'è l'obbligo di denuncia dell'uscita».
Dunque, niente attività venatoria esercitata con la motoslitta, ma solo recupero della selvaggina?
«Sì, questo è il significato della norma. E per questo il comitato di gestione ha approvato la richiesta dei cacciatori all'unanimità, compresi De Guelmi e Frenez, i due rappresentanti delle associazioni ambientaliste».