Domenica evento in memoria delle vittime del disastro in Marmolada, le guide presentano il Manifesto etico sulla montagna
Ad Alleghe (Belluno) l'iniziativa del Collegio veneto, insieme a Cai e Soccorso alpino, per rendere omaggio (anche con una fiaccolata e un concerto) alle undici vittime della valanga dell'estate scorsa. Sarà l'occasione per presentare i cinque punti di un documento che affronta alcuni nodi fondamentali: frequentazione, sicurezza, turismo, impatto ambientale in quota e ruolo dei vari soggetti sociali
LA TRAGEDIA Undici vittime il 3 luglio sul ghiacciaio
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BELLUNO. Un omaggio alle vittime della tragedia avvenuta il 3 luglio scorso sul versante trentino della Marmolada è in programma, per iniziativa di Cai, Cnsas e guide alpine, domenica prossima, 30 ottobre, alle 16.30, ad Alleghe, in Agordino (Belluno), nella valle del Cordevole, a poca distanza dal ghiacciaio.
L'incontro avverrà al centro congressi nel palaghiaccio A. De Toni, in via Lungolago 18 e nell'occasione sarà presentato il testo del Manifesto del Collegio regionale veneto guide alpine, scritto in memoria delle vittime, e sottoscritto dal Cai del Veneto e dal Soccorso alpino e speleologico Veneto. La maggioranza delle 11 vittime erano residenti in Veneto.
Sono morti travolti dalla valanga di ghiaccio e detriti la trentina Liliana Bertoldi di Levico, i fidanzati Manuela Piran e Gianmarco Gallina, i coniugi Davide Miotti ed Erica Campagnaro, Nicolò Zavatta, Filippo Bari, Paolo Dani e Tommaso Carollo (tutti veneti) e due turisti della Repubblica Ceca (Pavel Dana e Martin Ouda).
In loro memoria si esibirà in concerto il coro Cai di Belluno e seguirà una fiaccolata.
«Gli eventi del 3 luglio in Marmolada hanno scosso profondamente tutti noi, e la scomparsa di due colleghi in quelle circostanze è certamente un evento a cui nessuno di noi era preparato», spiega il presidente delle Guide alpine del Veneto Marco Spazzini.
«Nei giorni immediatamente successivi, quando il bilancio della tragedia stava diventando chiaro a tutti, è nato su iniziativa di Lucia Montefiori – il nostro segretario – un Manifesto etico delle guide, figlio dell’esigenza di dare una cornice di senso alla catastrofe appena successa e della voglia di onorare così la memoria dei colleghi scomparsi», aggiunge.
Si tratta, proseguono i promotori, di un elenco di 5 principî cui ispirare il nostro lavoro come guide e le attività del collegio in quanto espressione della categoria professionale.
Nel primo punto di afferma il diritto universale alla frequentazione libera degli ambienti naturali. «Chi decide di frequentare gli ambienti naturali, ne accetta i rischi e se ne assume la responsabilità: riconosciamo che nessuno può garantire la sicurezza totale in un ambiente incontrollabile e caratterizzato da rischi oggettivi, ma sappiamo anche che i rischi soggettivi possono essere ampiamenti mitigati dalla conoscenza del territorio, dall’acquisizione di competenze e dal sapere che viene dall’esperienza», si legge nel Manifesto.
Al secondo punto, la critica nei riguardi delle proposte di "interventismo" istituzionale, con avvisi in stile spiaggia sulla sicurezza o meno dei sentieri. «È importante che si diffonda la consapevolezza del fatto che nessuno può avere il controllo di fattori stocastici: non i sindaci, non il soccorso alpino, non le guide. Gli ambienti naturali sono dinamici e in costante evoluzione: chi non è disposto ad assumersi la responsabilità, con consapevolezza, del contatto con la natura, deve fare autocritica e rinunciare alla frequentazione di questi ambienti».
C'è tuttavia sul tappeto la questione dell'iquinamento e dei cambiamenti climatici, con temperature in quota sempre più elevate (queste settimane di ottobre lo testimoniano a loro volta). Se ne occupa il terzo punto: «Sappiamo che in questi ambienti in evoluzione sono sempre più frequenti episodi inediti ed estremi. Come guide ci impegniamo a continuare la nostra formazione sul tema e a fare opera di educazione e divulgazione tra i nostri clienti: diffondere la conoscenza sui fattori di adattamento e mitigazione è un atto di responsabilità verso le generazioni future». Analogo impegno da parte del Cai e del Soccorso alpino.
In questo contesto va considerata la questione dell'impatto ambientale delle attività turistiche. La affronta il punto 4 del Manifesto: «Come operatori turistici, sentiamo l’esigenza di lasciare la nostra impronta sul mercato, incentivando modalità di fruizione che non consumino il territorio, e che siano rispettose dell’ambiente».
Infine, al punto 5, un appello alla partecipazione fra varie realtà sociali, cittadini e istituzioni «per governare nel modo migliore la complessità in evoluzione dei territori di montagna».
Si sollecita «la creazione di reti tra istituzioni, imprese, cittadini, terzo settore e professionisti è un aspetto cruciale nella prevenzione dei conflitti sul territorio e nella condivisione di una visione per il futuro».
Infine una sottolineatura sul ruolo delle guide e degli altri soggetti aderenti al Manifesto: «Presidiano i territori impervi e si impegnano in un ruolo di sentinelle privilegiate, attori di una sorveglianza diffusa sui segnali di cambiamento, in un’ottica di collaborazione con gli altri soggetti presenti sul territorio».
Il Manifesto è stato approvato dal consiglio direttivo, e, pur rimanendo un Manifesto delle guide e per le guide, è stato aperto alle sottoscrizioni esterne da parte di ogni ente o singolo che ritenga di identificarsi nei valori che vi sono espressi Il Cai Veneto e il Cnsas regionale hanno immediatamente aderito all’iniziativa, ed insieme abbiamo organizzato una manifestazione pubblica, in cui presentarne i contenuti e in cui ricordare insieme tutte le vittime di quella tragica giornata.
Gli enti che volessero sottoscrivere il Manifesto e partecipare all’evento, possono farlo inviando la propria adesione all’indirizzo mail: collegio@guidealpineveneto.it.