Nuovo ospedale di Cavalese, il comitato «Giù le mani» attacca Zanon: «E’ ora che si dimetta»
Rita Rasom e l’affare Mak: «E’ chiaro ai sassi che c’è qualcosa che non torna», a cominciare dalla segretezza con cui il presidente della Comunità e l’ex sindaco Welponer hanno nascosto la mail col progetto mesi fa
FIEMME. Si aspettavano «tutta la verità» dal Consiglio provinciale di ieri. Dell'ospedale di Cavalese, del progetto di «Città della Salute» (il progetto da 138 milioni contro quello di recupero dell'edificio esistente per 47 milioni), di tempi per la costruzione, di confronto pubblico mancato e di informazioni tenute nascoste in alcuni cassetti e mai condivise (la famosa email, con le planimetrie di un possibile ospedale a Masi, inviata il 15 maggio 2020 dall'allora presidente della Comunità di Valle Giovanni Zanon all'allora sindaco di Cavalese Silvano Welponer) si doveva discutere a Trento. E doveva essere chiamato in causa anche il governatore Maurizio Fugatti che - stando a quanto detto e scritto da Zanon - aveva chiesto riservatezza su quelle informazioni passate da amministratore pubblico ad amministratore pubblico.
Ieri, su Facebook, si è fatta sentire l'associazione «Giù le mani dall'ospedale di Cavalese», guidata dalla presidente Rita Rasom: una lettera aperta in cui si ringrazia ironicamente l'ex sindaco per la sua sbadataggine. L'email, con dati e planimetrie che Welponer ricevette sul suo account di primo cittadino, è stata "intercettata" lo scorso settembre dal suo successore, Sergio Finato, che ne ha dato comunicazione al Navip (il nucleo di valutazione delle opere di interesse pubblico).
L'associazione «Giù le mani» non va per il sottile. Ecco alcuni passaggi: «Ci preme ringraziare l'amministrazione precedente, grazie alla sbadataggine ha permesso di portare allo scoperto un'operazione immobiliare notevole che non avrebbe comunque potuto passare inosservata a lungo. Mai come un questo caso è d'uopo poter dire "il diavolo fa le pentole ma si dimentica il coperchio"».
Chiede che Zanon, oggi commissario della Comunità di Valle, «passi dalle parole ai fatti presentando finalmente le annunciate dimissioni». Sottolinea che il polo della salute, alternativo al recupero dell'ospedale esistente, sarebbe costruito nella piana di Masi o a Predazzo o a Ziano.Il gruppo scrive: «Alla luce degli ultimi colpi di scena - tra articoli di stampa, lettere e email varie - che molte cose non tornano è chiaro ai sassi».
E pone una serie di domande. Ne citiamo alcune: «Chi ha commissionato e di chi sono a carico i costi della progettazione o meglio chi lo ha pagato o lo deve pagare (il nuovo ospedale)? Chi ha dato incarico e a chi di acquistare i terreni dai privati? Perché questo progetto è stato nascosto alla popolazione? Da anni i sindaci dicono di battersi con le associazioni... quali? Non sicuramente con "Giù le mani"?».
L'associazione nota che il Nuovo ospedale di Cavalese (che deve servire le valli di Fiemme, Fassa e Cembra) rappresenta una delle colonne portanti del sistema: «L'arrivo di personale dell'ospedale non si deve sicuramente alla solerzia degli amministratori precedenti e attuali e ancor meno agli assessori provinciali alla sanità che si sono succeduti. I ritardi inaccettabili sulla presentazione del progetto non sono certo dovuti ai cittadini ma forse alla poca attenzione da parte di chi ci amministra».
Intanto Luana Giuri, vicina a Claudio Cia (Fratelli d'Italia) annuncia che, per ora, sono 900 le firme raccolte con petizione online e cartacea per chiedere il recupero dell'ospedale esistente. «Contiamo di arrivare a quota 5000 in venti giorni».