La noce bleggiana, presidio Slow Food protagonista del fine settimana
Confraternita della Noce del Bleggio, Apt e Pro loco di Cavrasto danno vita oggi 10 novembre e domani alla Festa della Noce, sull’altopiano dove la «bleggiana» è diventata uno dei presidi Slow food trentini e si sta lavorando intensamente per rilanciarne la produzione anche in chiave economica e paesaggistica.
La raccolta quest’anno è aumentata, grazie al fatto che hanno cominciato ad andare in produzione gli impianti più recenti, creati negli ultimi anni da quando la noce è stata riscoperta come produzione locale e portatrice di identità territoriale. «Ci sono oggi fra le 7 mila e le 8 mila piante di noci sparse sull’altopiano del Bleggio - spiega Rodolfo Brochetti, produttore e presidente di Copag, la Cooperativa produttori agricoli giudicariesi - oltre a 5 ettari di impianti recenti che possiamo definire razionali, ovvero di produzione professionale di noci. Quest’anno i parassiti, che per la noce bleggiana sono un grosso problema, sono stati arginati abbastanza bene e la produzione è grossomodo di circa 300 quintali».
Certo si è ancora lontani dal migliaio di quintali che si producevano negli anni Cinquanta e Sessanta, ma un primo segnale che in questa produzione si è ricominciato a credere dopo anni di oblio quando la nocicoltura fu soppiantata da coltivazioni più redditizie e centinaia di noci furono semplicemente abbandonati o abbattuti per venderne il legname.
La Confraternita della Noce, nata nel 2009 su base volontaristica grazie all’impegno di un gruppo di visionari che hanno voluto credere nel ritorno di una produzione che negli anni d’oro arrivava fino in Campania e si vendeva accanto alle prestigiose noci di Sorrento, è stata la grande fautrice di questa rinascita e del rinnovato interesse nella nocicoltura.
Dopo il riconoscimento di Slow food si guarda anche al futuro: è in corso un progetto di ricerca con la Fondazione Mach per studiare la tipicità dei gherigli prodotti in questo angolo di Trentino, e anche nell’ambito della Biosfera Unesco partirà a breve un progetto di valorizzazione della coltivazione: «Si ragionerà sulle tecniche agronomiche e di irrigazione - spiega Brochetti - per capire se è davvero possibile rilanciare la coltivazione della noce in maniera sistematica. Per ora abbiamo una produzione piccolissima, molto di nicchia, ma se si dovesse riuscire ad arrivare alla produzione di un tempo potrebbe rappresentare un’opportunità economica per il mondo agricolo e non solo per qualche produttore singolo».
Non si piantano solo bleggiane, le cui nuove piante vengono prodotte solo per innesto ed è la Confraternita ad aver allestito una serra dove portare avanti la varietà, ma anche altre tipologie più veloci e produttive, più facilmente gestibili come le francesi Lara e Franquette. La Copag ha organizzato per i produttori un corso specifico sulla nocicoltura e l’intenzione è quella di proporlo nuovamente, si iniziano a vedere i primi lavorati del frutto e i prezzi tengono. Se sarà una vera rinascita lo si capirà fra qualche anno.