Giovane di Lavis nei guai per gli insulti al tricolore
Prendersela con la bandiera nazionale, italiana o straniera che sia, non è mai una buona idea. Lo hanno imparato a loro spese i due turisti altoatesini arrestati e poi espulsi dalla Thailandia per aver preso a calci il vessillo dell'ex regno del Siam.
Ma l'oltraggio alla bandiera, italiana in questo caso, ha messo nei guai anche ad un giovane trentino, intemperante dopo essere stato colto alla guida in stato di ebbrezza.
Pare che il 32enne di Lavis, che guidava l'Audi TT del padre, invece che cospargersi il capo di cenere e attendere che la giustizia facesse il suo corso, se la sia presa con la bandiera nazionale e con la Repubblica.
Ma anche se sul terreno del patriottismo l'Italia è meno sensibile della Thailandia , anche nel nostro Paese ci sono norme penali che puniscono chi se la prende con il tricolore, una bandiera che vanta oltre due secoli di storia.
Nell'avviso di conclusione delle indagini inviato al giovanotto, difeso dall'avvocato Claudio Tasin, si rispolverano due articoli del Codice penale caduti in disuso: il 291 e il 292, rispettivamente «vilipendio alla nazione italiana» e «vilipendio alla bandiera o ad altro emblema dello Stato». Il fatto contestato risale al 19 gennaio scorso.
In tempi rapidissimi il pm Licia Scagliarini ha inviato all'indagato l'avviso di garanzia. Al giovane viene contestata la guida in stato di ebbrezza dopo essere stato fermato alla guida della potente Audi del padre durante un controllo di routine operato dalla polizia del Reparto prevenzione crimine Lombardia. L'etilometro ha dato risultati inequivocabili: alla prima misurazione il 32enne aveva un tasso di 2,02 g/l (quattro volte oltre il limite di legge) e di 1,77 g/l alla seconda rilevazione.
Le prodezze del giovane automobilista non finiscono qui. Trasferito in Questura, l'indagato se l'è presa con il tricolore. «Questa bandiera mi fa schifo e ci sputo sopra...», è la frase incriminata pronunciata dall'indagato davanti a numerosi operatori di polizia.
Non contento, il giovane se l'è presa anche con la nazione italiana: «L'Italia è una merda, l'Italia è tutta una merda...». Per non farsi mancare proprio nulla l'indagato avrebbe pure minacciato i poliziotti guadagnandosi sul campo anche l'imputazione di minaccia a pubblico ufficiale. Secondo l'accusa l'indagato, infatti, avrebbe reagito «con atteggiamento intimidatorio e con frasi minacciose ed ingiuriose, reazione che rendeva necessario l'intervento di altri poliziotti che aiutavano a contenerlo» mentre questi urlava «ve la faccio pagare...»
A pagare, e il conto della giustizia rischia di essere salato, sarà invece il giovane di Lavis che, con quattro capi di imputazione, rischia anche un paio di anni di reclusione. Per la difesa la strada è in salita, ma l'avvocato Tasin è convinto che l'accaduto vada ridimensionato: «La vicenda - dice - è frutto di incomprensioni che chiariremo in sede processuale».
Ma intanto il 32enne rischia di trovarsi in compagnia di Umberto Bossi condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione per vilipendio alla bandiera italiana: «Quando vedo il tricolore - disse il leader della Lega - mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo».