Più acqua nei torrenti, Consorzi in allarme
I «Due Laghi» ridotti a pozzanghere. Centinaia di aziende agricole in affanno. Danni all’immagine turistico-ambientale dell’altipiano. Grandi investimenti vanificati.Questo triste scenario, per ora soltanto ipotetico, potrebbe diventare realtà.
Lo segnalano, con forte preoccupazione, i Consorzi di miglioramento fondiario di Coredo, Tavon, Smarano, Sfruz e Tres. Ad allarmare l’economia della Predaia è una sigla di tre lettere: Dmv, deflusso minimo vitale. Si tratta della portata che, in un corso d’acqua, deve essere presente a valle delle captazioni idriche, allo scopo di tutelare la qualità del corpo idrico stesso. Se ne parla da tempo.
Nel 2006, attraverso il Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche, noto come Pguap, la Provincia ha indicato il 31 dicembre 2016 come termine ultimo perché le derivazioni esistenti garantiscano il rispetto dei valori di Dmv. Valori che sono stati determinati 10 anni dopo l’emanazione del Pguap, attraverso una delibera della giunta provinciale risalente allo scorso dicembre. Il documento stabilisce che il Dmv deve essere pari a 2 litri d’acqua al secondo per km quadrato di bacino imbrifero.L’economia agricola e turistica della Predaia si fonda sul rio Verdes, il cui bacino imbrifero sotteso a Coredo e Tavon è di 19 kmq. I conti sono presto fatti: le derivazioni di Coredo e Tavon dovranno assicurare un deflusso minimo di 38 litri al secondo.
«Per noi è un’enormità», dichiarano Claudio Erlicher e Marco Stancher, presidenti dei Cmf di Coredo e di Tavon. «Basti pensare che negli ultimi nove mesi abbiamo derivato da 23 a 35 litri al secondo. Non c’è abbastanza acqua per garantire quel deflusso minimo. Se dovremo rispettare un tale Dmv, ci mancherà l’acqua in estate per irrigare e in inverno per riempire i bacini. Ciò avrà una ricaduta insostenibile sulla qualità delle produzioni agricole e sul reddito delle famiglie contadine».
Il comparto agricolo della Predaia, che raccoglie più di 300 aziende su oltre 700 ettari irrigui, è da sempre afflitto da carenza idrica, oggi acuita da stagioni siccitose e inverni scarsamente nevosi. Ne è prova quanto sta accadendo con il bacino irriguo costruito in località Sette Larici, il cui riempimento, iniziato nello scorso novembre, si sta protraendo oltre ogni previsione. Dopo cinque mesi di captazione, infatti, l’invaso ha raggiunto appena un terzo della capacità complessiva: 100mila metri cubi d’acqua su un volume totale di 305mila.
La normativa sul Dmv mette in subbuglio l’agricoltura, ma non solo: «I bacini irrigui in località Palù, i Due Laghi, hanno una straordinaria valenza ambientale, turistica, sportiva e ricreativa - osservano Erlicher e Stancher -. Ha senso svuotarli per ingrossare il rio Verdes, il quale è comunque un corso d’acqua in equilibrio?». E proseguono: «Dagli anni ’30 ad oggi sono stati fatti enormi investimenti per costruire l’opera irrigua di Coredo e Tavon: ora si rischia di vanificare tutto».
Nonostante l’intenso sfruttamento delle sue acque (le utenze potabili derivano 60 litri al secondo), il rio Verdes gode di buona salute, come attesta il nuovo Piano provinciale di tutela delle acque, approvato un anno fa: «Attualmente non ci sono alternative all’utilizzo del Verdes. È totalmente da escludere l’idea di pompare l’acqua dal lago di Santa Giustina per riempire i nostri bacini, perché quest’operazione ha un costo altissimo: 55 centesimi a metro cubo». Se le cose stanno così, come intendono muoversi i Consorzi? «Chiederemo una deroga per la nostra area - annunciano Erlicher e Stancher -: la Predaia non può venire penalizzata in questo modo».