Il mito dell'orso in mostra tra fiabe e pelouche a Cles (c' anche quello di Merini)
Un orsetto marrone chiaro, un po’ spelacchiato, con le zampe un po’ rovinate. Niente di speciale se non fosse che il giocattolo era della poetessa e scrittrice Alda Merini (1931-2009) in esposizione all’interno della mostra «Ursus. Storie di uomini e di orsi» a Palazzo Assessorile a Cles fino al mese di novembre.
Mai come in queste settimane il tema dei plantigradi ha preso la prima pagina mass media e dell’opinione pubblica in generale. Per questo la mostra clesiana è assai interessante anche per capire l’evolversi della presenza dell’orso nella comunità.
La mostra ripercorre infatti il modo di percepire il plantigrado nel corso del tempo, dalle illustrazioni per «La Domenica del Corriere» all’orso visto in compagnia dei santi, come San Romedio, dalla caccia agli spettacoli con gli orsi fino ai fumetti, ai cartoni animati come «Gli orsetti del cuore» e anche ai giocattoli.
I primi orsi di peluche furono chiamati «Teddy Bear» (ovvero «Orso Teddy») in onore del presidente americano Theodore Roosevelt soprannominato proprio Teddy, che durante una battuta di caccia si rifiutò di sparare ad un cucciolo d’orso e da allora gli orsi e orsetti di peluche hanno sempre avuto un enorme successo.
Una specifica area della mostra è dedicata a questi orsetti, orsi più o meno grandi, di diverse gradazioni di marrone, anche su rotelle, provenienti anche dal Museo del Giocattolo e del Bambino di Cormano Milano, da cui proviene anche l’orso che fu di Alda Merini.
La poetessa, nata a Milano, ha avuto una vita non facile: internata varie volte in manicomio, racconterà nei suoi scritti esperienze atroci, torture ed orrori visti e vissuti. Riuscirà ad uscire e a continuare a scrivere lasciando alle figlie e ai tanti che apprezzano le sue opere libri di prosa e poesia come «La pazza della porta accanto» in cui racconta la sua orribile esperienza in manicomio e la sua vita fatta anche di solarità, grazie alle figlie e alla scrittura. Anche al Museo del Giocattolo e del Bambino di Cormano Milano Alda Merini fa visita varie volte, perdendosi forse tra i giocattoli d’epoca lì esposti, con pezzi che partono dal 1700 fino agli anni Settanta del Novecento circa, con soldatini, bambole, trenini, ed appunto orsetti. Proprio al Museo, come si legge alla mostra a Palazzo Assessorile, la Merini ha dedicato anche delle poesie, a tutt’oggi però ancora inedite.
Dal Museo proviene anche l’orsetto di Alda, un oggetto simbolo all’interno della mostra perché rappresenta un orso-tema dell’esposizione-ma particolare perché appartenuto alla poetessa che probabilmente l’ha accompagnata nel corso della sua vita travagliata. Oltre a questo, particolare è un orsetto su ruote, non seduto come gli altri peluche ma su quattro zampe e montato appunto su ruote. Per i nostalgici la mostra è da visitare anche per un’immagine del primo orso che giunse all’eremo di San Romedio, il mitico orso Charlie. «Ursus.
Storie di uomini e di orsi» è aperta il lunedì ore 14.30-18.30, dal martedì alla domenica oltre al pomeriggio anche ore 10-12.30 e nei mesi di luglio ed agosto la sera di sabato e domenica dalle 20 alle 22, ad ingresso libero. L.Z.