«Per salvare il Mart servono i privati»

I vertici del Mart hanno incontrato ieri sera il consiglio comunale di Rovereto. È la prima volta che succede. Un faccia a faccia richiesto, anche perché si è sempre detto che il tempio dell'arte moderna e contemporanea disegnato dall'archistar Mario Botta doveva essere il traino per tutta la città. Rovereto, invece, se n'è rimasta sonnacchiosa ad aspettare le migliaia di visitatori che avrebbero dovuto arricchire tutta la comunità. Il presidente Bernabè non ha nascosto le difficoltà del momento

di Nicola Guarnieri - NO

I vertici del Mart hanno incontrato ieri sera il consiglio comunale di Rovereto. È la prima volta che succede. Un faccia a faccia richiesto, anche perché si è sempre detto che il tempio dell'arte moderna e contemporanea disegnato dall'archistar Mario Botta doveva essere il traino per tutta la città. Rovereto, invece, se n'è rimasta sonnacchiosa ad aspettare le migliaia di visitatori che avrebbero dovuto arricchire tutta la comunità.
Ieri sera, il presidente  Franco Bernabè  e la direttrice Cristiana Collu avrebbero dovuto illustrare le iniziative in grado di lanciare Rovereto nel firmamento turistico mondiale. Chi si aspettava piani particolari, però, è rimasto deluso. Il Mart, infatti, l'anno scorso ha perso 191 mila visitatori. E datat la crisi economica e la riduzione obbligata di fondi pubblici, la struttura sul settecentesco corso Bettini d'ora in avanti dovrà reperire fondi privati per poter sopravvivere. Da quando è nato la Provincia ha infatti investito ad ogni cambio di calendario 10 milioni di euro. E la stessa Provincia ha deciso che nel biennio 2014-2015 si limiterà a spendere 500 mila euro. Più che un taglio, dunque, è un colpo d'accetta. Alcuni temono potrà causare una progressiva riduzione delle attività.
Il presidente Bernabè non ha nascosto le difficoltà del momento. E la nascita del Muse a Trento non aiuta di certo visto che la risorse d'ora in avanti si dovranno dividere. Per questo ha lanciato un appello: «Servono capitali privati, mecenati, sponsor. Il Mart ha bisogno dell'impegno di tutta la città. Perché è grazie al Mart se Rovereto è famosa nel mondo. Mi dispiace per la Campana dei Caduti ma ogni giorno si parla della città della Quercia per il suo museo. Ormai è un brand europeo e i suoi 2 milioni e mezzo di visitatori lo testimoniano».
La città, però, è rimasta immobile, non è stata abbagliata dal fascino della cultura.
«È inutile girarci attorno: - ha tuonato Bernabè in consiglio comunale - a Rovereto manca un ristorante da due stelle Michelin e in tutto il Trentino non c'è quasi un hotel a cinque stelle. Il Mart fa quello che può ma se non cresce intorno una cultura imprenditoriale, se non si sviluppa la fantasia e la creatività è tutto inutile. Purtroppo qui manca la voglia di investire e di rischiare».
Parole che pesano come macigni ma che fotografano una realtà che troppo spesso si tende a negare. Rovereto è rinchiusa in se stessa e non riesce a pensare in grande. E le intelligenze - che ci sono state e ci sono tutt'ora - non trovano sfogo.
A complicare la situazione, come detto, ci si è messo il Muse di Trento. «Non si giustificano due musei di questa portata in un'area come il Trentino; - ha sottolineato Bernabè - non siamo mica a Parigi o a Washington!».
Il presidente si è soffermato molto sulla necessità di uno scatto in avanti dell'intera città. Il Mart, insomma, è un brand che va speso bene ma non si può certo sperare che da solo risollevi le sorti economiche del territorio.
Anzi, è proprio il territorio che deve muoversi, abbracciare questo tesoro e creare una decorazione in grado di trattenere i visitatori.
«Manca l'iniziativa privata - ha ribadito più volte Bernabè - e soprattutto la consapevolezza che il Mart deve creare la mentalità dell'eccellenza. Tutti i cittadini devono rendersi conto che serve la loro partecipazione».
La direttrice Cristiana Collu, da parte sua, sta cercando di fare i miracoli e proporre mostre di richiamo con le poche risorse a sua disposizione.
«Volevamo un grande evento per il prossimo anno, sugli impressionisti. Purtroppo costa 2 milioni di euro e non li abbiamo. O qualcuno si fa avanti o sarà dura proporlo. Però stiamo cercando di valorizzare il nostro patrimonio. La collezione del Mart, per esempio, conta 30 mila opere. In autunno, comunque, ci sarà la mostra su Antonello da Messina e ne stiamo preparando una sui souvenir».

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