Annuncio shock alla Adler: 24 esuberi su 51 dipendenti si dimezza la forza lavoro
Che la situazione fosse un po’ in salita era noto. Si era appena usciti dal contratto di solidarietà, le difficoltà sul fronte della liquidità erano conosciute. Ma nessuno si sarebbe aspettato un epilogo simile. I vertici della Adler hanno annunciato l’altro ieri ai sindacati che si sta lavorando all’ingresso di un nuovo investitore, ma che il prezzo da pagare è un piano di riorganizzazione lacrime e sangue: 24 esuberi. Su una fabbrica da 51 addetti, si dimezza la forza lavoro, nell’ambito di un progetto di cui non si conoscono ancora i termini precisi. Per i dipendenti, già ieri riuniti in assemblea, una doccia fredda davanti alla quale hanno ovviamente dichiarato lo stato d’agitazione. Ma la situazione è estremamente delicata: «Pur consapevoli che è fondamentale l’immissione di capitali, non possiamo essere d’accordo su un progetto di questo tipo», osserva Ivana Dal Forno, Cisl.
La situazione in Adler è un paradosso. Ha potenzialità enormi, è fra i gioiellini della metalmeccanica avanzata che traina la zona industriale roveretana. Solo che si confronta con un mercato complicato, dove serve avere prodotti - e li ha - ma dove serve avere anche le spalle larghe. E qui sta il punto. Le spalle, che poi in industria significa avere la liquidità sufficiente per sopportare momenti difficili. Sugli altri fronti, Adler non ha alcun problema. Ha recentemente brevettato un nuovo prodotto, una frizione particolarmente performante, che ha già proposto al mercato. E pur in una nicchia estremamente esigente, ha saputo convincere i clienti: ha già in ufficio contratti firmati, non promesse, importanti sia in termini di prestigio che in termini quantitativi, con case moticiclistiche di primaria importanza. Sono prodotti che andranno industrializzati dal 2021 in avanti: per il salto si sono preparati, alcune macchine stanno arrivando. Il problema è che non hanno ossigeno per arrivare fino a quella data.
Una situazione che si è vista spesso nella crisi di 10 anni fa, ma in cui Adler è caduta adesso. Senza liquidità si possono avere prodotti, contratti, e professionalità, ma avanti non si riesce ad andare. Per questo, per guadagnare tempo, in Adler nel 2019 è stato aperto il contratto di solidarietà, l’ultima possibilità, dal punto di vista degli ammortizzatori sociali, rimasta all’azienda. Quindi l’unico modo per stare in piedi era trovare un partner finanziario, un investitore che subentrasse. Adler l’ha trovato, ma il prezzo, come detto, è altissimo: l’investitore - di lui si sa solo che è un soggetto quotato in borsa - ha chiesto una riorganizzazione pesante. Si chiede di esternalizzare, quindi dismettere, un reparto, quello della gomma meccanica. Quello meno tecnologicamente avanzato, quello a meno valore aggiunto. Riducendo all’osso la questione, brutalmente l’azienda è a un bivio: o salta tutto, o si apre al nuovo investitore, ma per farlo serve eliminare un reparto, che poi vuol dire dimezzare l’azienda.
Altro non si sa: i dettagli della riorganizzazione saranno chiariti nei prossimi giorni. Certo è grande lo sconcerto tra i lavoratori: «Si conosceva la situazione, ma l’esternalizzazione ci ha sorpreso, non possiamo essere d’accordo con un progetto di questo tipo - osserva Ivana Dal Forno, Cisl - pur consapevoli che è fondamentale l’immissione di capitali».
La situazione è complicata. Per ora è stato proclamato lo stato d’agitazione, nei prossimi giorni si cercherà di capire meglio i termini di un quadro che resta comunque estremamente critico».
L’assessore provinciale allo Sviluppo economico, ricerca e lavoro Achille Spinelli annuncia che la Provincia sta seguendo il caso con grande attenzione. «Chiederò al più presto un incontro alla proprietà - anticipa Spinelli - per capire se davvero sono messi in discussione gli attuali livelli occupazionali ed eventualmente quali attività possano essere messe in campo dalla Provincia, anche con l’ausilio di eventuali strumenti di supporto. Andrà in particolare capito - spiega Spinelli - cosa si intenda per esternalizzazione e dove si voglia esternalizzare, considerando che a Rovereto esiste un’unità produttiva avanzata e con personale preparato».