Rovereto / Il caso

Plastiche nei rifiuti organici: il depuratore si intasa, oltre tre mesi di stop per manutenzione

Intervento urgente per far fronte all'intasamento di uno dei due digestori anaerobici: la causa dell'avaria è stata la presenza di materiali non biodegradabili nell'umido raccolto. In particolare si tratta di sacchetti di plastica usati impropriamente dai cittadini. Il Comune: serve una nuova campagna di sensibilizzazione

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di Matthias Pfaender

ROVERETO. Ambiente: un brutto colpo per la Rovereto che si professa e pensa virtuosa sul tema rifiuti e riciclaggio. Perché oggi si scopre che un quinto del pattume che arriva al depuratore al Navicello non dovrebbe finire nel depuratore. Rifiuti solidi non organici. Metalli, materiali compositi, ceramiche.

E plastica, soprattutto. Plastica non biodegradabile, cioè i vecchi sacchetti che oggi, a rigor di logica, nessuno dovrebbe di fatto più usare per raccogliere l'umido domestico.Il dato, spiazzante per una comunità lagarina che peraltro va orgogliosa, e giustamente, del suo 80% di riciclaggio, un tasso altissimo, di eccellenza anche all'intero del Trentino, arriva direttamente dall'Agenzia per la depurazione della Provincia.

Agenzia che ha dovuto fermare per oltre tre mesi l'impianto di trattamento Forsu (Frazione organica del rifiuto solido urbano) del Navicello per operare una lunga manuntenzione straordinaria del mulino che ha comportato anche la sostituzione di tutta la componentistica usurata.

«Interventi di riparazione - spiega l'assessore comunale all'Ambiente Andrea Miniucchi - in quanto nella Forsu che viene conferita all'impianto vi sono materiali estranei che ne accelerano l'usura».

«Il 9 gennaio scorso - spiega ancora Miniucchi nel rispondere a un'interrogazione del consigliere comunale dei Verdi Ruggero Pozzer - si è manifestato l'intasamento di uno dei due digestori anaerobici a causa della presenza di plastiche nella parte sommitale. Un accumulo dovuto alla forte presenza di plastiche nella Forsu conferita, in quanto tuttora vengono utilizzati sacchetti di plastica anche di tipo nero per conferire l'umido. Oltre a provocare occasionali fenomeni di intasamento, la presenza di plastiche nella Forsu costringe il gestore del depuratore ad un ulteriore filtrazione del fango prima che sia sottoposto alla disidratazione meccanica per poi essere conferito a centri di compostaggio. Senza questo trattamento di filtrazione le plastiche in esso presenti finirebbero nel compost e conseguentemente sparse sui terreni agricoli».

La pulizia del digestore è andata avanti fino al sei marzo scorso. In questo periodo la frazione umida raccolta a Rovereto veniva portata nell'impianto di Cadino, distante 47 chilometri, con evidenti costi ed inquinamento.

La Provincia conta comunque di poter riportare a normale regime di esercizio l'impianto di Borgo Sacco a partire da domani.

Resta ora da capire come far fronte ad una criticità di queste dimensioni. Dato che un quinto di quanto è conferito dai roveretani nei mastelli marroni dell'umido è quindi non corretto, la soluzione deve essere per forza anche culturale.

Tanto che Miniucchi già parla di una prossima «campagna di sensibilizzazione volta ai cittadini. Quindi sarà cura del Comune sollecitare i gestori degli impianti a operare una corretta informazione alla cittadinanza tramite news letter, comunicati stampa e informazioni sulle buone pratiche anche attraverso i siti istituzionali, compreso quello comunale».

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