Trento, solo 6 bambini su 10 trovano posto al nido. Bozzarelli: «Rivedere i limiti covid»
L’assessora chiede alla Provincia di poter tornare a una capienza piena. I sindacati sono contrari? «Non hanno capito la società» dice l’esponente del PD, assessora comunale
I NUMERI Le graduatorie di Trento
LA POLEMICA Nidi aperti anche per San Vigilio
TRENTO. A Trento solo il 61% delle famiglie che hanno chiesto un posto in asilo nido per i figli ha potuto avere la domanda accolta. Un dato condizionato dai protocolli covid, che non permettono di ammettere più bambini nelle 24 strutture del Comune. Ma ora il Comune di Trento chiede all'Azienda sanitaria e alla Provincia di rivedere i protocolli anti-Covid previsti per gli asili nido, che hanno costretto a ridurre anche per il prossimo anno educativo i posti disponibili, tanto che, come già comunicato con lettera ai genitori, è stato accolto solo il 61% delle domande presentate.
L'assessora comunale all'istruzione, Elisabetta Bozzarelli (PD), che è anche rappresentante del Consiglio delle autonomie al Tavolo per l'infanzia provinciale, informa di aver già scritto alla Provincia per sollecitare un confronto per la revisione dei protocolli.
«Anche l'anno scorso - ricorda Bozzarelli - la percentuale di domande accolte era stata analoga. Ma rispetto ad allora, con la campagna vaccinale che sta procedendo molto bene e la riduzione dei contagi, crediamo ci siano le condizioni per poter modificare i protocolli e noi chiediamo all'Azienda sanitaria, con la quale abbiamo sempre lavorato bene, un confronto, in modo da poter accogliere un numero maggiore di domande».Considerati anche i 45 posti del nido dell'Interporto, che è stato aperto nel novembre dell'anno scorso, sono comunque oltre 250 i bimbi che sono rimasti fuori dalle graduatorie, un numero molto elevato per una città che negli ultimi anni era sempre riuscita a soddisfare quasi la totalità delle richieste.
«Capisco l'angoscia di questi genitori - sottolinea l'assessora Bozzarelli - e per questo già tempo fa ho scritto una lettera alla Provincia per affrontare il problema. In questo anni nei nostri asili è andata molto bene grazie anche alla decisione di monitorare i nidi a gestione sia diretta che indiretta con i tamponi al personale, che hanno permesso di individuare e isolare tempestivamente i casi di positivi asintomatici. Quindi direi che dati scientifici alla mano possiamo cercare di adattare i protocolli di sicurezza alla nuova situazione con le vaccinazioni. Mi auguro che da qui a settembre possano esserci delle novità che ci consentano di aprire ad altri bambini in lista d'attesa».
«Negli ultimi anni - ricorda Bozzarelli - prima della pandemia eravamo riusciti a fare incontrare domanda e offerta di posti con una percentuale praticamente pari al 100%, tanto che iniziavamo a porci il problema, visto il calo della natalità, del rischio di trovarci con troppe strutture rispetto alle domande. Riteniamo che il nido sia un servizio educativo a tutti gli effetti, quindi non solo per la conciliazione, ma il primo punto di accesso al percorso educativo e deve essere dunque un diritto delle famiglie che sentono questa esigenza pedagogica, educativa e relazionale per i loto bambini».
Naturalmente, il problema registrato a Trento, seppur con numeri diversi, è presente anche negli altri Comuni, per questo la questione della revisione dei protocolli interessa tutti. «Noi - dice Bozzarelli - come Comune capoluogo sentiamo la responsabilità di guida».L'assessora comunale replica poi ai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil che rappresentano le maestre dei nidi, che hanno contestato la decisione del Comune di tenere aperto nella settimana di San Vigilio. «Ho l'impressione - sostiene Bozzarelli - che i sindacati non abbiano capito la società, di famiglie e lavoratrici, che mirano a rappresentare. Posso dire che a chi lavorerà quella settimana e in estate, a prescindere dalla mancata concertazione, garantiremo un riconoscimento economico ulteriore».