Paul, il cagnolino morto a causa della cattiveria umana
La testimonianza di Franco Damonte, residente a Trento, che ha perso l’amico di una vita a causa dell’ennesima esca avvelenata
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TRENTO. La diffusione di numerosi bocconi avvelenati sul territorio provinciale è divenuta una piaga che continua, imperterrita, a mietere vittime tra i nostri amici a quattro zampe. Franco Damonte, residente a Trento, ha atteso due settimane prima di trovare il coraggio con cui raccontare alla redazione dell’Adige il dolore provato domenica 13 novembre quando la consueta passeggiata lungo il parco delle Albere si è rivelata fatale per il suo cagnolino Paul.
Dieci anni di vita trascorsi l’uno accanto all’altro, nell’affetto e nella compagnia reciproca. Paul ha condiviso con Franco più dello spazio e del tempo: hanno alimentato, giorno dopo giorno, una fiducia profonda e indissolubile, frutto del legame che un animale riesce a costruire quando si sente al sicuro. Per Franco, Paul è stato un amico nonché guardiano quotidiano, essendo lui ipovedente.
“Fatico a trovare le parole per la sofferenza che provo - ha spiegato l’uomo - domenica 13 novembre, io e il mio amico fidato Paul stavamo serenamente passeggiando in zona Albere. Era già calata la sera. Lì, si trova il piccolo boschetto che, alla sola vista, faceva impazzire dalla felicità il mio cagnolino: non essendovi nessuno, decisi di lasciarlo libero. “C’è da fidarsi” mi dissi, “ama questo luogo ed è qui a due passi da me” mi ripetei. Ma quel pensiero si è presto tramutato in angoscia”.
Ha la voce rotta Franco, mentre racconta i successivi istanti: “Dopo interminabili minuti, Paul è uscito dai cespugli. Due ore più tardi è morto tra le mie braccia. Nulla ho potuto fare di fronte alla diagnosi di avvelenamento, perché la sostanza era oramai in circolo nel suo corpo. Chi è così malvagio? Chi sono quegli insospettabili personaggi che seminano morte?”.
Cosa alberga nelle persone che compiono questi atti è il quesito che tormenta la mente dell’uomo, ancora incredulo per la perdita dell’adorato cane. “Me lo hanno portato via dopo dieci anni di vita insieme, è un dolore indescrivibile - ha aggiunto l’uomo - non v’era luogo in cui Paul non fosse con me. A volte restavo attonito dalla poca sensibilità di alcuni parenti che mi invitavano a pranzo e mi chiedevano di lasciarlo a casa. Paul era un magnifico animale, dal cuore mille volte superiore a quello dell’essere umano. Durante le nostre uscite veniva accolto anche da coloro i quali non se lo sarebbero mai aspettato. Tutti restavano stupefatti, scodinzolava ad ogni persona per instaurare un’amicizia. Mi manca tanto e non riesco a comprendere chi compie queste nefattezze”.